L’unico
strumento in grado di garantire il ritorno della pace in Siria, è una soluzione
negoziata. Tuttavia, le numerose e ambiziose iniziative diplomatiche promosse
dalle Nazioni Unite o da alcuni Paesi direttamente o indirettamente coinvolti
nel conflitto non hanno finora conseguito risultati apprezzabili. I colloqui
fra il governo e l’opposizione hanno come obiettivo principale il
raggiungimento di un definitivo ‘cessate il fuoco’ e la definizione di una
transizione politica. Il punto più controverso è sempre stato e rimane la sorte
di Bashar Al-Assad. Di seguito si evidenziano le tappe più significative. Dopo
alcuni tentativi di mediazione intrapresi dalla Lega Araba, il primo incontro
fra le parti si tenne a Ginevra nel giugno del 2012. Non ebbe esiti di rilievo.
Nel 2014 Staffan de Mistura sostituì Kofi Annan come inviato speciale dell’Onu.
Nella conferenza di Astana in Kazakistan nel maggio del 2017 le trattative
furono mediati da Russia, Turchia ed Iran: i tre Paesi convennero sulla
costituzione di una safe-zone nelle regioni di confine della Siria con la
Turchia e la Giordania al fine di proteggere i profughi, particolarmente
numerosi in quell’area. L’opposizione respinse il documento perché riteneva
opportuno che il provvedimento riguardasse tutto il territorio siriano. I
ribelli inoltre chiedevano anche il ritiro delle milizie sciite appoggiate
dall’Iran. La Giordania non partecipò ai lavori, ma nell’occasione tenne
contatti bilaterali con alcuni partner. Recentemente nel gennaio del 2018 le
parti si sono incontrate a Sochi, sul Mar Nero. Si è raggiunto l’accordo sulla
necessità di garantire la sovranità e l’integrità territoriale della Siria. Per
la transizione verso un governo democratico si è ipotizzata la costituzione di
un Comitato di 150 membri, composto da forze governative e dell’opposizione,
con il mandato di promuovere le necessarie riforme. Potrebbe trattarsi di un
primo passo significativo. Ottimisticamente l’inviato speciale delle Nazioni
Unite Steffan De Mistura ha definito il punto un passaggio dalla teoria alla
pratica. Questi accordi saranno la base dell’agenda dei prossimi incontri che
si terranno a Ginevra. Poiché ai lavori non hanno partecipato alcune componenti
‘ribelli’ importanti con l’intento di boicottare la conferenza, l’intesa
raggiunta in concreto ha poche prospettive di trovare attuazione. Inoltre le
forze governative, sostenute da Mosca, considerati i recenti successi bellici,
potrebbero essere meno disponibili a cedimenti di sovranità. Il processo di
pace è complicato anche da concomitanti eventi che rilevano a livello
geopolitico e regionale, come l’offensiva turca contro i curdi. La partita
quindi resta ancora aperta: le ambizioni della Russia di raggiungere nel
recente incontro a Sochi un accordo definitivo non si sono realizzate. Roberto
Rapaccini