Il
conflitto in Siria che a marzo entrerà nel suo ottavo anno, ha creato una delle
maggiori crisi umanitarie del nostro tempo. Al momento si contano più di
465.000 vittime e oltre un milione di feriti; almeno 12 milioni di siriani -
metà della popolazione ‘prebellica’ del Paese - sono morti o sono stati
costretti a fuggire dalle proprie case. Libano, Turchia e Giordania ospitano la
maggior parte dei rifugiati, molti dei quali tentano di partire per l'Europa in
cerca di migliori condizioni di vita. Per la Convenzione di Ginevra del 1951 è
rifugiato “…chiunque nel giustificato timore d'essere perseguitato per ragioni
di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo
sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la
cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di
detto Stato…”. Secondo i rapporti di alcune agenzie umanitarie nel 2017 sono
tornati in Siria 66.000 siriani: con gran parte del Paese in rovina ed una
popolazione disperata e traumatizzata la ricostruzione nella fase postbellica
sarà un processo lungo e difficile. Questa crisi umanitaria nei Paesi
europei è spesso oggetto di strumentalizzazioni politiche. I rifugiati
dovrebbero essere distinti dalla più generica e problematica categoria degli
immigrati clandestini. Si tratta di persone, di uomini, donne e famiglie che
fuggono da genocidi o da scenari di guerra (in alcuni casi da morte quasi
certa). E’ innegabile che l’attuale flusso migratorio verso
l’Europa porti con sé importanti problematiche. Sono questioni, tuttavia,
che si deve avere il coraggio di affrontare senza ricorrere ad affrettate
e comode opposte soluzioni radicali. In termini concreti è ingiustificato
sia un generale accoglimento di immigrati come il loro indiscriminato
respingimento. Le polarizzazioni ideologiche verso posizioni estreme in
questo caso allontanano da soluzioni ragionevoli. La solidarietà, che va
contemperata con concorrenti esigenze sociali e di sicurezza, è una componente
della civiltà occidentale e trova fondamento nelle sue radici giudaico
cristiane. Dice un proverbio africano, lo straniero è un fratello che non
hai mai incontrato. Roberto Rapaccini