RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 24 novembre 2020

GAZA, TERRA DI TUTTI E DI NESSUNO (27.4.2018)

 

Recentemente Gaza è stata teatro di proteste represse con violenza dall’esercito israeliano. Dopo la Prima Guerra Mondiale Gaza divenne oggetto del mandato britannico insieme alla Palestina. Nel ‘48 con la Cisgiordania passò sotto l’amministrazione egiziana per poi tornare israeliana con la guerra dei sei giorni nel ‘67. Con il Trattato di pace del ‘79 con l’Egitto gli israeliani restituirono il Sinai ma non Gaza, essendo ivi cominciati gli insediamenti coloniali. Con le intese di Oslo del ’93 Israele riconobbe a Gaza il diritto di autogovernarsi: il leader palestinese Arafat stabilì in Gaza City il centro politico della regione. Nel 2005 Israele decise l’evacuazione degli ebrei dalla Striscia di Gaza; ne mantenne il controllo dei confini marittimi. L’economia della Striscia da allora è condizionata dal blocco israeliano delle sue frontiere terrestri e marittime. Nel 2006 esponenti politici legati ad Hamas vinsero le elezioni palestinesi e si insediarono a Gaza. L’ascesa di Hamas forse fu favorita anche dai servizi di sicurezza israeliani che avevano intuito che il fondamentalista Hamas, per le sue posizioni radicali, sarebbe entrato in contrasto con il laico e moderato Al Fatah. Gli israeliani non avevano previsto che Hamas sarebbe diventata una grave minaccia. A seguito della politica dell’attuale governo israeliano sono ripresi gli scontri a Gaza. Le voci critiche ‘interne’ sulla repressione militare fanno ritenere che queste iniziative non corrispondano alle scelte della nazione israeliana ma abbiano il loro fondamento nelle opzioni di un governo che sta riportando il Paese nell’isolamento politico mentre sarebbe maturo il suo pieno ingresso nella comunità internazionale. Roberto Rapaccini