RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 11 novembre 2020

FLUSSI MIGRATORI E CONVIVENZA INTERCULTURALE (12.4,2019)

In uno dei suoi ultimi libri  (“Stranieri alle porte”, 2016) il sociologo Zygmunt Bauman (1925 – 2017), uno dei più autorevoli interpreti dei nostri tempi, sottolinea l’inquietudine dei Paesi europei in relazione alle questioni connesse ai flussi migratori, auspicando un approccio ispirato ad un dialogo in grado di superare diffidenze. L’enorme numero di rifugiati e richiedenti asilo è un corollario della violenza di alcuni scenari di guerra, che ha spinto decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case aggiungendosi al flusso dei migranti economici, cioè di coloro che continuano a muoversi spinti dal desiderio di una vita migliore. Questi fenomeni, anziché costituire oggetto di una problematica da affrontare globalmente considerando l’umanità unitariamente, hanno creato in occidente una profonda frattura che ne insidia la stabilità. La demagogia politica, infatti, rigidamente polarizzata su principi simmetricamente opposti, ovvero quello dell’accoglienza generalizzata e quello del respingimento indiscriminato, strumentalizza le possibili derive conseguenti ai due atteggiamenti, rendendo difficili approcci costruttivi che possano conciliare i principi di civile solidarietà con i problemi strutturali indotti del  sovraffollamento e della criminalità.  Al contrario, la convivenza interculturale richiede continue negoziazioni ed un’opera di mediazione fra i vari gruppi etnici, al fine di evitare i conflitti fra le diverse identità. I mutamenti delle condizioni di vita e i costi sociali non dovrebbero essere tali da alimentare contrapposizioni fra i cittadini del Paese ospitante e i nuovi arrivati. Solo tenendo presenti questi presupposti e rinunciando ad alimentare l’enfasi populista di un facile buonismo o all’opposto quella ad effetto di un’inconsistente intransigenza, le questioni connesse alla convivenza multirazziale, seppur non risolte, potranno essere affrontate seriamente. L’integrazione è un dovere civile, ma ha senso qualora sia reale e non si esaurisca in affermazioni di facciata da spendere per fini politici o scopi elettorali. Roberto Rapaccini