Il
calcio mondiale fin dalla sua nascita è stato monopolio dei Paesi europei e di
quelli sudamericani. Da alcuni anni il calcio professionistico si è diffuso
anche in Africa. Calciatori africani, dotati fisicamente e tecnicamente,
militano con successo nei campionati europei, mentre le loro nazionali
partecipano senza sfigurare a tornei internazionali. Per la fase finale dei
Mondiali in Russia si sono qualificate 5 compagini africane; purtroppo nessuna
di loro ha superato il primo turno. Il calcio in Africa è uno sport popolare:
molti giovani sognano di essere ‘notati’ da un club prestigioso. Purtroppo la
loro aspirazione può esporli alle speculazioni di qualche procuratore con pochi
scrupoli, che con promesse e per un po’ di soldi li trasferisce in un Paese
europeo. In questi casi solo le aspettative di pochi trovano soddisfazione e
molti finiscono per dover sperimentare forme alternative di sopravvivenza. In
Africa il calcio è legato alle realtà politiche: è forte l’ingerenza dei regimi
nelle scelte sportive e spesso i successi delle nazionali sono uno strumento di
facile propaganda. Il calcio, come altre discipline sportive, sta
diventando uno strumento di omologazione fra tutti i continenti (anche
l’Australia e alcune nazionali di Paesi asiatici stanno partecipando al torneo
in Russia). La fase finale dei Mondiali, attraverso il supporto pubblicitario
che la finanzia, è anche una vetrina per meglio familiarizzare con nazioni poco
conosciute, e per contrastare l’etnocentrismo occidentale. Da questo punto di
vista una partita di calcio può essere un’esperienza globale, un modo per
comprendere il funzionamento interno di società esotiche. Roberto Rapaccini