Premessa
Come
già detto in precedenza, l’Islam è spesso erroneamente considerato una monade
dai tratti definiti; al contrario, manca un’autorità comune sovra ordinata
capace di esprimere una posizione ufficiale su ogni specifica questione. Nell’Islam,
nell’ambito della principale divisione fra Sciiti e Sunniti, convivono tante
confessioni che spesso assumono punti di vista divergenti. Sarebbe più corretto
parlare degli Islam e non dell’Islam.
Sunniti e Sciiti
La
principale divisione è fra Sciiti e Sunniti. I fatti che hanno dato origine
alla scissione fra Sciiti e Sunniti risalgono al periodo di poco posteriore
alla morte di Maometto. Emerse un contrasto sui criteri per l’individuazione
del califfo, ovvero del successore del Profeta che avrebbe dovuto assumere il
ruolo di capo politico e spirituale della comunità musulmana. Per gli Sciiti,
poiché Maometto non aveva figli maschi, il primo successore andava individuato
in Alì, cugino e genero del Profeta, che sposò la figlia Fatima; in questo modo
la successione si sarebbe attuata all’interno della discendenza del Profeta. Per
i Sunniti era invece necessario individuare il califfo mediante libera
investitura della comunità dei fedeli riconosciuta come una vera autorità
religiosa. I Sunniti proposero pertanto come califfo Abu Bakr, uno dei primi
convertiti all’Islam nonché suocero di Maometto[1]. Seguirono vicende
belliche che consolidarono la divisione dei due fronti[2]. Attualmente la differenza
fondamentale fra queste due principali componenti dell’Islam riguarda
l’esistenza e il ruolo della gerarchia religiosa, mentre per quanto concerne i
fondamenti della fede non ci sono rilevanti diversità. Nel Sunnismo non c’è un vero e proprio clero:
chiunque abbia approfondito i temi della dottrina e della teologia islamica può
proporsi o autoproclamarsi imam, ovvero essere colui che ha la funzione di
guidare la preghiera, mentre le predicazioni religiose o gli approfondimenti
dottrinali in Internet e nei media sono affidati generalmente ai saggi e agli
studiosi, cioè agli ulema, ai muftì, ai mullah. Chi è
benestante, o anziano, o goda di particolare visibilità o prestigio o
responsabilità sociale, può anche fregiarsi del titolo onorifico di sceicco[3].
Lo Sciismo ha invece un clero organizzato che si forma in università specifiche
di scienze islamiche o nelle scuole teologiche: per diventare mullah o ayatollah
è necessario quindi compiere studi specifici. Gli ayatollah sono le
guide spirituali dei fedeli sciiti iraniani; anche se si tratta di un vero e
proprio clero, non vi sono modalità uniformi per raggiungere questo titolo. Generalmente
l’elevato titolo di ayatollah è attribuito, per proclamazione o per
nomina da parte di un altro ayatollah, a coloro che hanno ottenuto
particolari meriti. Circa i rapporti fra religione e politica, mentre secondo i
Sunniti Stato e Religione non sono separabili, gli Sciiti hanno una tradizione
di formale indipendenza fra leader religiosi e politici. Tuttavia lo
Stato sciita è soggetto al clero, il quale monitora e verifica se un governante
sia degno di governare e se rispetta le linee guida islamiche. Fra gli Stati a
maggioranza sunnita (i Sunniti sono l’80-90% circa di tutta la popolazione
musulmana) hanno una particolare importanza strategica l’Arabia Saudita, la
Turchia, l’Egitto, la Giordania, il Sudan, la Somalia, lo Yemen, i Paesi del
Maghreb. Lo Sciismo è invece diffuso in Iran (il 90% della popolazione), in
Iraq (lo è un terzo della popolazione musulmana), in Pakistan (il 20% della
popolazione), in Arabia Saudita (il 15%), in Bahrein (il 70%, ma è al potere la
minoranza sunnita), in Libano (il 27%), in Azerbaijan (l’85%), nello Yemen (il
50%). Minoranze sciite sono presenti in Turchia e in altre parti del mondo,
compreso l’Occidente. La Siria, pur essendo un Paese a maggioranza sunnita, è
sempre stata governata dalla famiglia Assad (di fede alawita-sciita). Il
Paese di riferimento politico e religioso degli Sciiti è l’Iran. La Rivoluzione
del 1978-1979, che ha trasformato la Monarchia persiana in una Repubblica
islamica, è stata guidata dalle autorità religiose, fra le quali ebbe
particolare rilievo l’ayatollah Khomeini. La Repubblica Islamica Iraniana è una
vera teocrazia. In alcuni Paesi (il Bahrein, ad esempio), come già accennato,
nonostante la maggioranza della popolazione sia sciita, è al potere la
minoranza sunnita: in questi casi le vicende storiche sono il fondamento di
questa contraddizione. In concreto si sono pertanto consolidati due blocchi:
quello sunnita che è sotto la leadership saudita (insidiata dalle
aspirazioni egemoniche della Turchia), e quello sciita, guidato dall’Iran, alleato
storico della Siria e sostenitore del movimento libanese Hezbollah[4].
Kharigiti
Oltre
alla divisione fra Sciiti e Sunniti esiste una terza originaria confessione,
attualmente di scarsa entità, quella kharigita. I Kharigiti sono una setta
islamica la cui origine risale al 657: dopo la battaglia di Siffin, Alì, quarto
califfo e genero di Maometto, concluse un accordo con il suo rivale Muawiya I,
governatore della Siria e primo califfo degli Omayyadi. I Kharigiti non
accettarono il patto, che di fatto sanciva una tregua delle ostilità, e
abbandonarono il partito di Alì[5]. I Kharigiti ritengono che
la carica di ‘califfo’ si debba attribuire per via elettiva senza vincoli di
casta, di tribù, di famiglia, e di razza. Oggi i Kharigiti sopravvivono in
piccoli nuclei in alcune località dell’Algeria, della Tunisia, a Zanzibar e
nell’Oman, e non hanno particolare rilevanza da un punto di vista politico e
religioso. Sciiti, Sunniti e Kharigiti sono il risultato della prima scissione
fra fedeli musulmani negli anni successivi alla morte del profeta Maometto.
La galassia sunnita
I
Sunniti, che - come detto - sono la confessione dell’80-90% circa di tutti i
Musulmani, sono divisi in quattro principali scuole giuridico-teologiche.
1.
Quella dei Malikiti, che danno fondamentale importanza interpretativa agli usi
giuridici, religiosi e sociali praticati a Medina, considerando questa città la
prima depositaria degli insegnamenti di Maometto. Sono presenti nel Maghreb, in
Egitto, in Sudan, nel nord ovest dell’Eritrea[6].
2.
Quella degli Shafiiti, che danno particolare importanza all’approfondimento dei
criteri interpretativi oggettivi del Corano e della Sunna[7] per escludere opinioni
soggettive e arbitrarie. Sono presenti soprattutto in Africa Orientale, ma
anche in Indonesia, in Egitto e in Palestina.
3.
Quella degli Hanbaliti, che sono contrari alle speculazioni filosofiche e alla
libera interpretazione delle scritture. Sono presenti in Arabia Saudita, in
Siria, in Egitto.
4.
Quella degli Hanafiti, che sono gli interpreti più elastici del Corano e della
Sunna, in quanto attribuiscono significato al ragionamento deduttivo e
analogico. Sono presenti in Siria, in Iraq, in Palestina, in Afghanistan, in
India, nei Balcani.
Alla fine del XIX secolo si è diffuso il Salafismo, un movimento fondamentalista particolarmente intransigente che ritiene prioritaria su ogni progetto politico la restaurazione dell’Islam delle origini e il rifiuto di qualsiasi forma di occidentalizzazione. I Salafiti sono presenti ed in preoccupante rapida ascesa in tutto il mondo musulmano: fin dalla prima metà del Novecento hanno cominciato a tradurre le proprie posizioni ideologiche in un concreto impegno politico anti-occidentale. Questo atteggiamento è stato recepito dalle frange estreme degli ambienti fondamentalisti, che in questo modo hanno ritenuto di avere un conforto religioso nella pianificazione di azioni violente, compreso il ricorso a iniziative terroristiche suicide. I Wahabiti sono invece i seguaci di Muhammad bin Abd Al Wahhab, vissuto all’inizio del XVIII secolo, alleato di Muhammad Bin Saud, principe di un’oasi della regione del Neged, capostipite della dinastia che nel XX secolo unificherà la penisola arabica e che tuttora governa l’Arabia Saudita. Punti fondamentali della dottrina wahabita sono l’affermazione del tawhid, ovvero l’assoluta unità di Dio, e la lotta con ogni mezzo contro tutte le forme di culto devianti o atipiche. Il buon governo è l’adeguamento della prassi politica e giuridica ai fondamentali principi della Sharia[8], che, con estremo rigore, deve regolare ogni comportamento umano. Per questo la dottrina wahabita manifesta una radicale ostilità nei confronti di quei governi che si allontanano dalla via tracciata dal Corano: non c’è spazio per forme di legittimità democratica di tipo occidentale in quanto l’unica legittimità viene dal letterale rispetto della legge divina. Il Wahabismo ha sempre goduto del sostegno finanziario dei potentati sauditi; oltre ai regnanti sauditi, wahabita era anche Osama Bin Laden. La dottrina wahabita è particolarmente radicata in Arabia Saudita. I Fratelli Musulmani sono invece un’organizzazione politica estremamente composita, nella quale convivono posizioni divergenti. Prevale tuttavia una visione integralista, che si manifesta principalmente nella ferma opposizione alla secolarizzazione delle nazioni islamiche. Questo movimento, per la sua storia, per la sua diffusione nel mondo arabo e per l’ampio consenso e prestigio di cui ha sempre goduto, può essere considerato la madre di tutte le organizzazioni islamiche, sia moderate sia fondamentaliste. I Fratelli Musulmani hanno spesso intrapreso iniziative di carattere filantropico, concentrando il loro impegno non solo nel settore politico, ma anche nell’insegnamento, nella sanità e in attività sociali e religiose, come l’organizzazione di incontri di preghiera e di spiritualità. Il movimento fu fondato nel 1928 da un insegnante egiziano di un villaggio sulle rive del Canale di Suez; i Fratelli Musulmani si collocano nel complesso quadro di un risveglio culturale e religioso che nei primi decenni del XX secolo reagiva a iniziative di occidentalizzazione della società islamica. Il fondatore si propose il conseguimento di obiettivi politici concreti di tipo socialista, come la promozione della dignità e il riscatto dei lavoratori arabi egiziani. Questi fini, non dettero impulso a uno Stato laico, caratterizzato dal rifiuto della cristallizzazione dei rapporti sociali che poteva scaturire dalla natura confessionale delle istituzioni, ma si limitarono ad ancorare ogni progresso alla promozione della concezione morale e religiosa islamica. Per il perseguimento di questi obiettivi infatti veniva attribuito particolare rilievo all’educazione e alla sensibilizzazione ai precetti islamici in materia di solidarietà.
Anche il mondo sciita, sebbene più compatto, è frammentato in alcune correnti. La principale confessione è quella duodecimana o imamita, che è la più numerosa ed è considerata la più moderata. I Duodecimani credono nella successione di dodici imam (da Alì alla figura messianica di Muhammad Al Mahdi che, scomparso nell’874 e considerato mai morto, tornerebbe alla fine dei tempi per ripristinare l’Islam nella purezza originaria). Sono presenti soprattutto in Iran (l’85% circa della popolazione) e in Iraq. Gli Ismailiti, detti anche Settimani, invece credono che Al Mahdi, l’ultimo imam, avrà solo sette predecessori. Gli Zaiditi, un gruppo particolarmente moderato, sono presenti soprattutto nello Yemen. Tra gli Ismailiti ci sono i Carmati[9] (presenti in Bahrein, dove, come già detto, pur essendo gli Sciiti il 75% circa della popolazione, è al potere un’élite sunnita), i Fatimidi, e i Nizari, noti in passato come ‘Setta degli Assassini’[10], presenti nel subcontinente indiano. Da un punto di vista politico ha particolare importanza la setta alawita che è presente in Siria, dove, pur costituendo una minoranza, è al potere essendo la confessione religiosa della famiglia Assad; la dottrina alawita ha carattere iniziatico e contiene elementi del Cristianesimo e dello Zoroastrismo. Comunità sciite, soprattutto duodecimane, sono presenti anche in Azerbaijan, in Libano, nello Yemen e in Afghanistan.
Drusi
I
Drusi sono una setta musulmana etno-religiosa di derivazione sciita fondata
nell’XI secolo in Egitto.
La
dottrina drusa, particolarmente complessa, è integrata da elementi dell’Islam,
del Giudaismo, dell’Induismo e del Cristianesimo, ed ha ormai assunto
caratteri talmente peculiari che la pongono al di fuori della galassia
musulmana.Inoltre, poiché è caratterizzata da un forte misticismo e da un carattere
esoterico non facilmente accessibile, è rivelata con grande circospezione solo
a chi sia ritenuto pronto e degno d’accoglierla. Le comunità druse, dopo un
lungo periodo di persecuzioni sunnite, sono attualmente presenti in Giordania,
in Libano, nella Siria meridionale, in Israele[11]. In questi Paesi i Drusi
- si ritiene che siano circa 700 mila - si sono integrati, arruolandosi
nell’esercito e partecipando attivamente alla vita politica nazionale, senza
però prendere parte a conflitti sociali, probabilmente per un pragmatico
calcolo di sopravvivenza, che li spinge a non esporsi. Tuttavia in alcune
occasioni i Drusi hanno avuto un peso politico importante, diventando elemento
determinante nei precari equilibri mediorientali. Questo è avvenuto soprattutto
in Libano mediante le iniziative del leader Jumblatt[12]. Pertanto, pur
trattandosi di piccole comunità, i Drusi hanno svolto e possono svolgere
funzioni decisive di mediazione politica, in piena applicazione del consolidato
principio geopolitico secondo il quale chi non ha una particolare forza che gli
consenta di comandare, può sopravvivere attraverso il potere che acquista
mediante un’abile attività diplomatica.
Considerazioni finali
In
conclusione, viene naturale chiedersi se, con riferimento a questa
classificazione, possano essere distinti i Paesi musulmani espressione di un
Islam moderato da quelli fondamentalisti, correlato politico di un radicalismo
religioso. In proposito, l’opinione dei Paesi occidentali risulta spesso
arbitraria e condizionata, in quanto il giudizio sul carattere fondamentalista
o meno di uno Stato musulmano non è oggettivo - ovvero non si fa dipendere
dalla corrente dell’Islam che prevale nel suo territorio - ma è influenzato dai
rapporti economici, commerciali, diplomatici, culturali che si hanno con quel
Paese, o anche dal superficiale clima amichevole che si percepisce in molte
località turistiche. Ad esempio, non raramente si percepiscono moderate le
monarchie saudite in quanto alleate e importanti partner commerciali
dell’Occidente; in realtà, nella penisola arabica predomina il Wahabismo,
che - come detto - è espressione di una forma estremamente rigorosa e
intransigente di Islam. RR
[1] Abu Bakr era il
padre di Aisha, una delle mogli di Maometto, sposata nel 623.
[2] Alla fine
prevalse la soluzione elettiva; per il primo trentennio si succedettero alla
guida dell’Islam quattro Califfi designati per libera scelta. Gli Sciiti si
separarono dal resto del mondo musulmano. Il Califfato, come istituzione
islamica, è rimasto in vita fino al 1924, anno in cui Mustafa Kemal Ataturk lo dissolse.
Il Califfato turco, cioè quello coincidente con la realtà politica ottomana,
pur non essendo ben visto da una parte del mondo arabo, riuscì a mantenere una
virtuale unità del mondo musulmano. In seguito allo scioglimento del Califfato
ottomano nel 1924 la maggioranza dei musulmani di fede sunnita ritenne eredi
del Califfato islamico i re dell’Arabia Saudita in quanto custodi di Medina e
della Mecca, o quelli del Marocco in quanto discendenti diretti del Profeta. La
nascita degli Stati nazionali successiva alla disgregazione del Califfato
ottomano di fatto dissolse la Umma come possibile soggetto di rilevanza
politica; tuttavia, attraverso il riferimento delle normative nazionali alla Sharia,
è sopravvissuta un’unità ideologica.
[3] Sceicco in arabo
letteralmente significa vecchio, anziano.
[4] Il braccio
militare degli Hezbollah si pone come obiettivo la distruzione di Israele.
[5] Il verbo kharagia
in arabo significa andare via.
[6] La scuola
giuridica malikita è quella decisamente prevalente oggi in tutto il Nordafrica.
[7] La Sunna è la
raccolta dei comportamenti e delle consuetudini del Profeta nelle varie
circostanze della vita, che, salvo eccezioni, hanno valore di norma per i
credenti e sono proposti loro come esempio da imitare.
[8] La Sharia è la
legge coranica.
[9] I Carmati sono
anche chiamati ‘i fruttivendoli’ per le loro abitudini alimentari strettamente
vegetariane.
[10] Gli assassini erano
‘i consumatori di hashish’.
[11] In particolare
nell’Alta Galilea.
[12] Walid Jumblatt
è un politico libanese, nonché uno dei massimi leader della comunità
drusa.