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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

venerdì 25 settembre 2020

ISLAMIZZAZIONE DELL’AFRICA O AFRICANIZZAZIONE DELL’ISLAM? (3.10.2020)

 Premessa

Continua l’islamizzazione del continente africano che è stata in passato molto forte e aggressiva[1]. Per contrastare questo processo è necessario conoscerne le cause. L’Occidente deve evitare che l’Africa sia terreno fertile per lo sviluppo di frange fondamentaliste e deve impedire che esse acquistino spazio politico[2]. In questa prospettiva il primo obiettivo è supportare in ogni modo il mantenimento del carattere laico delle istituzioni governative. L’educazione dei giovani può essere un efficace freno al reclutamento jihadista. La Chiesa missionaria nelle realtà africane, oltre a gestire le scuole cattoliche, è opportuno che si impegni a favorire la riapertura degli istituti scolastici chiusi o resi inagibili a causa dell’intolleranza islamista[3].

Islamizzazione dell’Africa

L’islamizzazione dell’Africa non è un fenomeno recente. L’Islam inizialmente si diffuse nell’Africa settentrionale e nel Corno d’Africa. Successivamente, attraverso il commercio, si spinse nell’Africa occidentale. Una delle prime colonie musulmane si costituì nell’isola di Zanzibar tra il IX e il X secolo con l’arrivo di un gruppo di mercanti provenienti dal Nord e dall’Oceano Indiano. Nello stesso tempo nel Mali la città di Timbuctu divenne sede di scuole e di istituzioni religiose. Nelle corti degli Stati feudali dell’Africa nera i mercanti arabi erano particolarmente apprezzati: sapevano leggere e scrivere, erano autorevoli consiglieri, nel loro bagaglio culturale avevano specifiche competenze ed esperienza del mondo europeo. In queste regioni essi manifestavano una rigorosa sottomissione alla fede monoteista, che costituiva un’attraente alternativa alle varie, fantasiose e disordinate ritualità animiste. Attualmente il proselitismo islamico - che spesso procede parallelamente all’espansione fondamentalista - è facilitato dai matrimoni misti, soprattutto fra musulmani e cristiane, a seguito dei quali le donne non solo abbandonano la loro fede ma non possono nemmeno condizionare l’educazione religiosa dei figli. Inoltre alcuni Stati musulmani del Medio e Vicino Oriente mettono a disposizione di studenti africani borse di studio che consentono ai più meritevoli di recarsi in nazioni arabe per una formazione professionale che ha sempre anche una marcata impronta confessionale[4]. I giovani che possono avvalersi di queste opportunità spesso si convertono all’Islam. Al loro ritorno questi neoislamici sono destinati a integrare la futura classe dirigente dei Paesi africani da cui provengono. A questo quadro si aggiungono le iniziative dell’Arabia Saudita, che finanzia la costruzione di moschee e fornisce sostegno economico a chi voglia intraprendere un’impresa professionale. La monarchia saudita approfitta di queste attività per diffondere il pensiero islamico. Anche alcuni elementi sociali favoriscono l’islamizzazione. La poligamia ad esempio - che contrasta con le dottrine cristiane - già fa parte del patrimonio culturale africano. Sotto il profilo razziale il predicatore musulmano, essendo africano o asiatico, è visto istintivamente con amicizia e familiarità. Il Cristianesimo invece è la religione dei ‘bianchi’ e quindi è percepito come un culto estraneo; è associato alla cultura occidentale, quella dei Paesi stranieri occupanti. In questa prospettiva l’islamizzazione, nelle sue molteplici forme che ne smentiscono una presunta omogeneità, può anche rappresentare uno strumento di emancipazione dai retaggi del colonialismo e un mezzo di ricostruzione identitaria. L’Islam in Africa si coniuga spesso con i movimenti nazionalistici caricandosi di contenuti che ne enfatizzano la chiusura al mondo moderno. In questo modo l’Islam come ideologia riesce ad unificare intorno ad un ideale religioso gruppi etnici e politici diversi. In proposito piuttosto che di islamizzazione dell’Africa forse si dovrebbe parlare di africanizzazione dell’Islam, poiché questo compendio eclettico di elementi eterogenei crea i presupposti per la nascita di una cultura islamica africana[5]. Da un punto di vista teologico la dottrina islamica è più semplice, più immediata e meno problematica di quella cristiana (o meglio di quella delle confessioni cristiane). La conversione all’Islam non richiede complessi cambiamenti spirituali, né profonde rinunce interiori ed esteriori: è sufficiente un’enunciazione di fronte a testimoni che manifesti le nuove convinzioni, ovvero l’affermazione dell’unicità di Dio e la fede nella missione profetica di Maometto (questa professione integra il così detto Tawhid. In molti casi i contatti fra l’Islam e i culti locali, soprattutto di carattere animista, hanno generato sintesi inedite e originali, nelle quali la visione monoteista si impone sui politeismi tribali assorbendoli e sottomettendoli senza annientarli[6]. L’Islam teme le conversioni ad altre fedi religiose: si difende mediante la condanna a morte o l’imprigionamento dell’apostata. Agli strumenti di censura nei confronti dei convertiti apostati corrisponde spesso il riconoscimento di privilegi a fvore degli islamici. Nei Paesi musulmani, anche in quelli formalmente laici, la propaganda islamica è considerata una realtà naturale e perciò è consentita, mentre il proselitismo di altre religioni è reputato inaccettabile, di fatto o per legge.

Missioni Cristiane

L’islamizzazione del continente africano può essere contrastata con le generose iniziative delle missioni religiose cristiane, che possono contenere le derive jihadiste non solo promuovendo l’evangelizzazione attraverso le attività di formazione spirituale e di solidarietà sociale, ma anche incoraggiando ogni mezzo che supporti la comprensione interreligiosa. Il Cristianesimo giunse in Africa già nel I secolo; alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente contava molti proseliti soprattutto nei grandi centri urbani dei Paesi mediterranei. Il moderno proselitismo cristiano iniziò in Africa tra il XV e il XVI secolo dopo l’arrivo di mercanti portoghesi. Le missioni cattoliche, nonostante le esternazioni di ostilità e l’aggressività del radicalismo islamista contro i Cristiani, generalmente manifestano una considerazione positiva dell’Islam al fine di non compromettere eventuali occasioni di dialogo. Analogamente le iniziative assistenziali contro la miseria e contro le malattie sono intraprese dalle missioni cristiane nei confronti della popolazione africana a prescindere dalle scelte religiose individuali: in questo modo i missionari evidenziano che il loro obiettivo primario è la solidarietà umana e poi eventualmente l’evangelizzazione. In questo modo i Cristiani minimizzano l’odio nei loro confronti, che spesso è alimentato dalla predicazione violenta degli estremisti islamici. Con la loro neutralità nel portare fraterno soccorso i missionari evitano quindi di creare i presupposti per una guerra di religione. Con riferimento all’impegno delle missioni cristiane viene in mente una frase dello scrittore bengalese Tagore: “Sognai e vidi che la vita è gioia; mi destai e vidi che la vita è servizio. Servii e vidi che nel servire c’è gioia”.

Libertà di coscienza nell’Islam e nel Cristianesimo

La libertà personale ha un diverso valore nell’Islam e nel Cristianesimo. L’essenza dell’Islam è la sottomissione. La libertà personale, che è il presupposto per un cammino spirituale individuale, è considerata come un ostacolo dall’ortodossia islamica[7]. Al contrario nel Cristianesimo il discernimento individuale è il fondamento morale di opzioni che solo se sono responsabili hanno valore. L’apostolato cristiano privilegia il dialogo con la singola persona piuttosto che rivolgersi con proclami ad una collettività indiscriminata[8]. Le scelte di libertà e di indipendenza, e la coerenza con i principi etici e religiosi hanno un costo. Paradigmatica è la situazione in Nigeria; qui i Cristiani sono minacciati non solo dal fondamentalismo islamista e dalle derive terroristiche di Boko Haram, ma anche dagli scontri etnico-tribali, dagli incerti equilibri di potere, dalle ingiustizie e dalle violenze quotidiane[9]. Inoltre i Cristiani sono discriminati in tutti gli aspetti della vita sociale. Il Cristianesimo ha le potenzialità per colmare il vuoto spirituale dei culti naturistici e pagani di origine tribale, che sembrano in parziale sintonia con l’Islam in quanto fondati su una ritualità esteriore e collettiva. Alle missioni cristiane si chiede sempre più un impatto sulle situazioni concrete, ovvero l’elaborazione di soluzioni - radicate sugli insegnamenti del Vangelo - ai tanti problemi insoluti della realtà africana. Il cristiano nell’agire missionario ha un’importante motivazione, fondata sulla consapevolezza che quello che si fa per sé è destinato a finire, mentre quello che si fa per gli altri sopravvive alla morte. RR



[1] Tuttavia da recenti statistiche è emerso che attualmente il numero in percentuale degli islamici nel continente nero sarebbe in diminuzione in modo consistente, almeno in percentuale, mentre è in aumento il numero dei cristiani.

[2] Nelle piccole realtà locali nelle quali attecchisce il disagio sociale con ingiustizie, tensioni, povertà e diseguaglianzela propaganda islamista fa facilmente proseliti. Le soluzioni vanno ricercate pertanto in politiche che considerino il fenomeno nella sua complessità, e ne individuino le cause al fine di contrastarle.

[3] Si parla molto dei social media come strumento di reclutamento utilizzato dai gruppi islamici soprattutto fondamentalisti, ma in Africa in molti Stati come il Sudan il sistema scolastico con la complicità delle istituzioni ha svolto un ruolo primario nel processo di islamizzazione.

[4] Questo fenomeno può essere contrastato fornendo servizi e opportunità all’interno dei confini nazionali.

[5] La differenza fra islamizzazione dell’Africa e africanizzazione dell’Islam non è solo terminologica. L’Islam in Africa è molto aggressivo e tendenzialmente più violento di quello arabo. Quindi la versione africana dell’Islam più facilmente degenera nel fondamentalismo.

[6] Attualmente in Africa molti musulmani specialmente nelle aree rurali sono sunniti e nello stesso tempo sono fedeli al culto dei propri antenati.

[7] Per contrastare questo aspetto l’Associazione filantropica islamica Makassed di Beirut, impegnata nella diffusione di valori educativi islamici e nazionali, nel 2015 ha pubblicato la Dichiarazione di Beirut sulle libertà religiose, confermando la tradizione libanese che promuove il rispetto della dignità umana, al fine di salvare e proteggere la religione da coloro che tentano di prenderla in ostaggio con false affermazioni. Il documento è stato valutato positivamente dai circoli intellettuali libanesi cristiani. La Dichiarazione è strumentale anche a contrastare l’islamofobia generata dall’intolleranza fondamentalista.

[8] L’apostolato cristiano preferisce articolarsi all’interno di una dimensione di amicizia e di confidenza. Un atteggiamento che rivela un interesse reale per ogni persona e si sviluppa normalmente nella conversazione personale tra due amici.

[9] La Nigeria è divisa in un nord musulmano e un sud cristiano che controlla la maggior parte delle risorse petrolifere. La Nigeria da dieci anni subisce attentati e rapimenti drammatici perpetrati dal movimento islamico Boko Haram. In questo modo il conflitto che avrebbe motivazioni economiche e tribali è condizionato dal fondamentalismo islamico con grave pregiudizio per i cristiani.