RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 29 settembre 2020

LE PROBLEMATICHE DELL'INTEGRAZIONE MULTIETNICA (10.5.2015)

Considerazioni Introduttive

Un eventuale progetto normativo che affronti le problematiche emergenti dell'integrazione multietnica deve essere preceduto da un'analisi che consenta di individuare gli obiettivi da perseguire e le relative strategie. Probabilmente, da un punto di vista di tecnica legislativa, si deve privilegiare una normativa generale, ovvero l'individuazione chiara dei principi di diritto positivo a cui si devono informare le politiche, piuttosto che un'enunciazione della tipizzazione degli interventi. Infatti un'indicazione tassativa delle linee su cui operare potrebbe indurre a ritenere escluse le fattispecie non previste. In proposito, l'attività normativa relativa all'integrazione multiculturale è ancora impostata in termini emergenziali e di esclusivo controllo dei flussi. In realtà il perdurare delle crisi politiche soprattutto in Africa e in Medio Oriente induce a ritenere che la presenza straniera sia destinata a consolidarsi e ad incrementarsi. Si evidenzia pertanto la necessità che gli interventi legislativi e le politiche di governo - sia a carattere nazionale che locale - abbiano natura strutturale. Si deve uscire dalla filosofia dell'emergenza per intraprendere quella degli interventi che incidano in maniera organica sul tessuto sociale e urbano.

I quartieri degli immigrati e le economie etniche

Un punto di partenza è la considerazione, da parte dei cittadini, che gli spazi urbani destinati alle comunità ad elevata presenza etnica siano da ritenere mondi a parte; questa congettura di fatto crea barriere che impediscono l’interagire degli immigrati con il resto della società, rendendo problematici i percorsi di integrazione. I quartieri abitati da stranieri spesso sono caratterizzati da situazioni di degrado fisico degli edifici, degli alloggi e dello spazio pubblico. Il dibattito su questi temi deve essere sereno e oggettivo, non contaminato dall'acredine e dall'aggressività che non di rado caratterizza l'opinione pubblica, soprattutto quando si discute di legalità, di sicurezza e dell'aspetto, apparentemente meno problematico, della concentrazione in città della presenza commerciale degli extracomunitari. In realtà, con riferimento a quest'ultima questione le così dette economie etniche sono una risorsa ed un'opportunità: innanzitutto si deve tenere presente la disponibilità degli immigrati a farsi carico di professioni non più svolte da italiani. Va poi considerato che alcune attività professionali intraprese dagli stranieri sono articolate con maggiore flessibilità entro i margini della legalità. Inoltre, non raramente le iniziative commerciali degli stranieri hanno garantito la vitalità di quartieri - soprattutto periferie - che stavano subendo un trend negativo attraverso la chiusura dei piccoli esercizi. La presenza degli immigrati tuttavia, anche quando incide sul tessuto urbano in termini positivi, è spesso avvertita dalla popolazione locale come un elemento di criticità in quanto determina un cambiamento della pregressa situazione ordinaria. La presenza degli stranieri è vissuta con diffidenza e timore da anziani, mentre le giovani generazioni si dimostrano per lo più disponibili all'integrazione anche attraverso la frequentazione degli esercizi commerciali 'extracomunitari'. In proposito, potrebbe essere opportuno che le amministrazioni locali favorissero un allineamento degli esercizi commerciali stranieri ai parametri generali, soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario e fiscale.

Il possibile impiego dei contratti di quartiere

Per quanto non sia auspicabile la creazione o il perdurare di aree nelle quali si concentri la presenza degli stranieri, in quanto questo - come già detto - favorisce l'instaurazione di barriere e non di rado costituisce il presupposto per una ghettizzazione - peraltro queste zone spesso sono più accessibili economicamente essendo periferiche e già degradate - lo strumento del 'Contratto di quartiere' può essere utile per intervenire e pianificare su questi spazi opere di ristrutturazione. I 'Contratti di quartiere' furono introdotti nel 1998 dal Ministero dei Lavori Pubblici con il fine di coniugare la riqualificazione urbanistica con elementi di sviluppo economico locale, ponendo particolare attenzione a figure penalizzate, come disoccupati, donne sole, giovani in cerca di prima occupazione, e alle zone più degradate, spesso oggetto di edilizia economica e popolare, nonché alle periferie nelle quali il degrado è anche sociale ed economico oltre che ambientale. In questo ambito, ai fini di una maggiore sicurezza, può essere incrementato l'uso della videosorveglianza integrato dall'inserimento di queste aree nei piani di controllo del territorio da parte delle Forze dell'Ordine. In ogni caso la destinazione di interi quartieri alla presenza di specifiche comunità etniche rappresenta una soluzione da superare nel quadro di una reale integrazione. È auspicabile una 'normalizzazione' della presenza straniera all'interno del tessuto urbano. Quindi, l'uso dello strumento dei 'Contratti di quartiere' può servire temporaneamente a traghettare il sistema verso la soluzione finale del superamento dei 'mondi a sé', ovvero delle aree urbane destinate esclusivamente a specifiche comunità etniche. Su questo tipo di progettualità positiva è necessario operare. La dimensione spaziale determina la visibilità urbana dell’immigrazione. Nei quartieri caratterizzati dalla concentrazione etnica si radica il pregiudizio della problematicità di questa concentrazione, e questa percezione comune può condizionare l'intervento pubblico. Conseguentemente possono essere stimolate politiche che favoriscono un mix economico sociale. Tuttavia deve essere in concreto verificato se lo sradicamento degli immigrati in altre zone del tessuto urbano al fine di stimolare una presenza normalizzata non comporti per lo straniero un danno in quanto il quartiere a concentrazione etnica può costituire un network nel quale può trovare un più facile riferimento la risoluzione di problemi concreti. In altri termini ogni soluzione va verificata in concreto. L'obiettivo non è un'astratta e asettica teoria ma contemperare il welfare dei cittadini con quello degli stranieri.

Il sistema scolastico

Un importante contributo, oltre che un investimento ai fini dell'integrazione, è l'inserimento degli stranieri nelle classi scolastiche comuni, prevedendo specifici strumenti destinati a facilitare la conoscenza dell'italiano, che accelera di fatto il reale inserimento. La piena garanzia del diritto all'istruzione dei minori, qualunque sia la loro provenienza nazionale, deve tener presente le specifiche esigenze e le peculiarità educative che sono diverse anche fra stranieri, in quanto i bisogni dei minori stranieri nati in Italia sono diversi da quelli dei minori che provengono da un contesto socio-linguistico differente. Il modello scolastico è il presupposto di nuove modalità di convivenza.

…un possibile intervento normativo

Sulla base di questi riscontri concreti può essere elaborata una bozza di intervento normativo che preveda anche il coinvolgimento di enti privati e istituzioni per iniziative che favoriscano un reale e concreto processo di integrazione, finalizzato ad un generale welfare, che abbia come presupposto di partenza la valutazione della presenza multietnica come una risorsa ed un'opportunità e non un problema da risolvere. La conseguenza più concreta sarà che programmi e provvedimenti delle autorità locali non avranno carattere 'inibitorio' per il mantenimento o il ritorno a un presunto pregresso ordine sociale 'felice', ma prendano atto di un'evoluzione in senso multietnico della società, che richiede la creazione di un nuovo assetto. RR