RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

domenica 9 novembre 2025

GEOPOLITICA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: IL POTERE INVISIBILE CHE RIDISEGNA IL MONDO

 


L’intelligenza artificiale (AI) non rappresenta solo un progresso tecnologico, ma un terreno di confronto globale. Dentro le sue infrastrutture — reti di calcolo, chip, data center — si decide una quota fondamentale dell’equilibrio di potere nel mondo. La sua evoluzione non segue un percorso semplice né esclusivamente scientifico: è il risultato di intrecci complessi tra vite umane, strategie nazionali e flussi di capitali. Ogni algoritmo prende forma in un preciso contesto geopolitico e ogni progresso tecnologico produce una nuova configurazione del potere. Negli ultimi decenni, l’AI ha vissuto fasi di sviluppo e momenti di stallo, periodi di grandi aspettative seguiti da improvvisi rallentamenti. Questa ciclicità pone una questione essenziale: chi detiene realmente il controllo sulle macchine capaci di apprendere? E, soprattutto, verso quale fine viene indirizzato il loro apprendimento? Le risposte si intrecciano con le logiche economiche e militari di alcune  potenze mondiali, segnatamente Stati Uniti, Cina e Taiwan. Gli Stati Uniti detengono il fulcro dell’innovazione globale, grazie alla rete di università, fondi di investimento e giganti tecnologici come NVIDIA, Google e Microsoft. La Cina, al contrario, punta sull’AI come leva di controllo, di gestione politica e di affermazione tecnologica. Taiwan, infine, costituisce la base concreta dell’intero sistema: i suoi semiconduttori, prodotti da TSMC, sono gli elementi fondamentali su cui si regge l’infrastruttura digitale mondiale. La potenza dell’AI scaturisce dall’incontro tra ricerca scientifica e produzione industriale. Le GPU, le unità di elaborazione grafica, sono ormai il cuore pulsante delle reti neurali che formano i modelli linguistici e visivi. Ogni sistema intelligente richiede ingenti quantità di energia, dati e risorse economiche. La vera competizione non consiste più solo nello sviluppare algoritmi sempre più complessi, ma nel mantenere e far funzionare l’intero apparato: impianti industriali, data center, reti energetiche e catene logistiche mondiali. Chi detiene il controllo della potenza di calcolo decide il passo dell’innovazione e, di conseguenza, l’equilibrio globale. Si tratta di una nuova forma di deterrenza, paragonabile a quella del possesso nucleare, ma fondata su transistor e algoritmi. L’AI non è solo una questione di potere geopolitico: è anche un tema culturale ed etico. Le macchine apprendono da ciò che siamo. In questo senso, l’AI diventa lo specchio più autentico dell’umanità di oggi: riflette i suoi desideri di grandezza, le sue disuguaglianze, il bisogno di controllo e il timore di essere sorpassata dalle proprie stesse creazioni. L’umanità risponde a questa nuova realtà oscillando tra due estremi. Da una parte c’è la fede quasi messianica in un progresso senza limiti, in grado di sanare ogni male; dall’altra la paura catastrofica di un’intelligenza destinata a rimpiazzarci. L’AI non è né una divinità né una minaccia assoluta, ma un mezzo: può servire a liberare o a soggiogare, a seconda dell’uso che se ne fa. Per questo motivo la questione etica dell’AI è strettamente legata a quella della sovranità tecnologica. Non basta assicurare un impiego corretto e responsabile degli algoritmi: occorre stabilire chi li controlla, chi li finanzia e a quale fine vengono orientati. Ogni piattaforma di AI incarna una precisa visione di società, più accentratrice, più controllante o più partecipativa. L’AI ci costringe a interrogarci sul significato stesso dell’essere umani in un tempo in cui l’intelligenza è divenuta una risorsa strategica, economica e culturale. Se il Novecento è stato dominato dall’energia, il nostro secolo è quello dell’informazione. Ma, proprio come l’energia, anche l’intelligenza necessita di una guida: va gestita con lucidità, misura e una prospettiva condivisa. Non si tratta di arrestare il progresso, bensì di indirizzarlo. Perché non saranno le macchine a determinare il nostro destino, ma le scelte che noi compiremo su come utilizzarle.