RASSEGNA STAMPA S.

RASSEGNA STAMPA S.
Clicca sull'immagine
• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

PAESI DELLA LEGA ARABA

TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

domenica 23 marzo 2025

SIRIA, UNA TERRA CONTESA E MARTORIATA:LA NUOVA FASE DI UN CONFLITTO SENZA FINE

 




La data simbolica del 15 marzo avrebbe dovuto segnare il quattordicesimo anniversario dell’inizio della rivolta popolare contro Bashar al-Assad. Una rivolta che nel 2011 aveva acceso la speranza di cambiamento, ma che si era rapidamente trasformata in una feroce repressione e in una lunga guerra civile costata la vita a oltre 500.000 persone. Eppure, lo scorso dicembre, dopo oltre un decennio di conflitto, qualcosa è cambiato: in appena undici giorni diverse forze insurrezionali hanno preso il controllo di Damasco, costringendo Assad alla fuga in Russia. Sembrava l’inizio di una nuova era per la Siria: un tempo di speranze, ma anche di incognite e paure. Il nuovo governo di transizione, guidato da una coalizione di oppositori e presieduto dall’islamista Ahmed al-Sharaa, ha promesso unità nazionale, una nuova Costituzione e un processo politico inclusivo, affinché siano i siriani a decidere il loro futuro. Tuttavia, l’entusiasmo per la fine del regime non basta a mascherare la complessità di ricostruire un Paese devastato. Rivalità settarie e lotte di potere mai sopite, che affondano le radici nei decenni di dominio della famiglia Assad, hanno minato la fragile stabilità conquistata. Dai primi di marzo la Siria è sprofondata in una terribile ondata di violenza. Gli alawiti, minoranza religiosa cui appartenevano Assad e la sua élite, sono diventati il principale bersaglio di rappresaglie. Le tensioni religiose, rimaste sottotraccia per anni, sono esplose in sanguinose vendette, soprattutto nelle province costiere di Latakia e Tartus, roccaforti alawite. Più precisamente l’attacco che ha innescato la spirale di violenza è avvenuto il 6 marzo, quando lealisti di Assad hanno teso un’imboscata alle forze del governo di transizione a Jableh, uccidendo numerosi agenti di sicurezza. La risposta è stata brutale: operazioni di rappresaglia, rastrellamenti, esecuzioni di sospetti collaborazionisti e massacri di intere famiglie. Sono stati segnalati episodi drammatici: uomini armati hanno ucciso civili nelle loro case, negli ospedali e persino bambini inseguiti e assassinati. Le immagini dei massacri hanno fatto il giro del mondo, aggravando le già pesanti accuse di crimini contro l'umanità. Il governo di transizione ha dichiarato che si è trattato di una risposta necessaria a un'insurrezione armata orchestrata dai superstiti del regime, ma le critiche non si sono fatte attendere. Sotto pressione internazionale, Ahmed al-Sharaa ha annunciato l'apertura di un’inchiesta e l’arresto di alcuni responsabili delle violenze. Ha inoltre ribadito che la Siria appartiene a tutti i siriani, cercando di rassicurare la popolazione e le minoranze. Tuttavia, la brutalità della repressione solleva dubbi sulla reale capacità del nuovo governo di garantire giustizia e riconciliazione nazionale. Oltre agli alawiti, anche i cristiani sono tornati a essere vittime di persecuzioni. Già durante la guerra civile le comunità cristiane siriane avevano subito devastazioni e violenze da parte dei jihadisti, soprattutto del Fronte al-Nusra e dello Stato Islamico. Oggi le stesse paure riaffiorano: in particolare nel nord del Paese, dove le milizie jihadiste filoturche hanno ripreso forza dopo la caduta di Assad. Dopo l'operazione militare turca Fonte di Pace del 2019 molte aree cristiane e curde, come Afrin, Ras al-Ayn e Tel Abyad, sono state occupate da forze alleate della Turchia. Queste milizie, tra cui Ahrar al-Sharqiya, Jaysh al-Islam e l’Esercito Nazionale Siriano (ENS), si sono rese responsabili di crimini contro le minoranze cristiane e yazide: espropri, rapimenti, conversioni forzate, imposizione della legge islamica più rigida, distruzione di chiese e profanazione dei luoghi di culto. Le comunità cristiane di Al-Hasakah e Tel Tamer vivono nella paura costante, e molti sono fuggiti per rifugiarsi in Libano o in Iraq. Nonostante la sconfitta territoriale dello Stato Islamico, cellule jihadiste continuano ad agire nelle regioni desertiche del centro e dell’est del Paese. Gli attacchi contro le minoranze, cristiani compresi, sono ancora frequenti e alimentano l’instabilità generale. La crisi economica, poi, aggrava la situazione. Anche nelle zone controllate dal governo di transizione, i cristiani lamentano discriminazioni, difficoltà di accesso ai servizi pubblici e crescente marginalizzazione sociale. L’esodo dei cristiani siriani, iniziato anni fa, continua senza sosta: si stima che la loro presenza sia crollata da 1,8 milioni di persone prima della guerra a meno di 500.000 oggi. Interi quartieri cristiani ad Aleppo, Damasco e Homs sono stati abbandonati, e villaggi storici come Maaloula rischiano l’estinzione culturale. L’ombra della repressione recente e la partecipazione di forze estremiste al governo di transizione destano non poche preoccupazioni. Intanto, i sopravvissuti del vecchio regime non si sono arresi. Secondo esperti del Washington Institute e di Chatham House, ex ufficiali della IV Divisione dell'esercito siriano e milizie legate all'Iran e ad Hezbollah hanno riorganizzato la resistenza armata, particolarmente attiva nella regione alawita. Tra questi gruppi vi sono le Forze Scudo Costiero e il Fronte di Resistenza Islamica Siriano. La loro azione contribuisce a mantenere il Paese in uno stato di conflitto latente. A peggiorare le cose c’è una campagna diffusa di disinformazione: video falsi, immagini manipolate, testimonianze smentite dai diretti interessati. La verità fatica a emergere in un clima di sospetto e rabbia generalizzata. Il governo di transizione ha recentemente annunciato un accordo storico con le autorità curde del nord-est della Siria, che prevede un cessate il fuoco e l’integrazione delle forze armate curde in quelle nazionali. Ma le speranze di un futuro stabile restano particolarmente incerte. Le sanzioni internazionali non sono state revocate, e Washington e Bruxelles chiedono prove concrete di un reale processo di democratizzazione. Le prospettive future della Siria sono incerte e profondamente legate alla capacità del nuovo governo di transizione di promuovere un’autentica riconciliazione nazionale. La sfida è duplice: da un lato, impedire che le vendette settarie si trasformino in un nuovo ciclo di violenze; dall’altro, costruire istituzioni credibili, capaci di garantire sicurezza, giustizia e rispetto dei diritti umani. Per le minoranze, in particolare per i cristiani e gli alawiti, il futuro è appeso a un filo sottile. Senza un forte impegno internazionale a monitorare e garantire il rispetto dei diritti di tutti i cittadini siriani, esiste il rischio concreto che la Siria si trasformi in un mosaico di enclave governate da milizie locali, dove l’anarchia e la legge del più forte diventino la regola. Il processo di scrittura di una nuova Costituzione e la promessa di elezioni libere e trasparenti saranno il banco di prova decisivo. La comunità internazionale dovrà sostenere questo percorso, ma senza delegare alle sole forze interne la costruzione della pace. Se fallirà l’inclusione delle minoranze e se continueranno le logiche di vendetta, la Siria rischia di affondare in una nuova guerra civile, magari meno visibile ma altrettanto letale. Se invece il governo di al-Sharaa riuscirà a mantenere la parola data, potrà aprirsi un lento cammino verso la ricostruzione di una società pluralista. La Siria, culla di civiltà e crocevia di religioni, merita un futuro diverso da quello degli ultimi quattordici anni. Ma per ottenerlo, occorrono coraggio politico, responsabilità collettiva e il sostegno della comunità internazionale. Senza queste condizioni, le speranze di pace resteranno, ancora una volta, un miraggio. Roberto Rapaccini