In questi giorni si va consolidando l’ipotesi che dietro il disastro
dell’Airbus proveniente da Sharm El-Sheik, ci sia un attentato posto in essere
da una cellula terroristica affiliata all’Isis, denominata ‘Isis per la
provincia del Sinai’ (Isis – Sinai Province), che è una frazione del
gruppo jihadista Ansar Bayt Al-Maqdis, ed è guidata
dall’egiziano Abu Osama Al-Masri, già responsabile, tra l’altro, dell’attacco
al Consolato italiano del Cairo nel luglio scorso, del rapimento e della
decapitazione di un ostaggio croato nell’agosto passato, e di altre numerose
iniziative criminose. Si ipotizza la collocazione di una bomba nella stiva del
velivolo russo attraverso la collaborazione di qualche funzionario corrotto e
infedele dell’aeroporto di Sharm El Sheik. Responsabili della deflagrazione
sarebbero stati probabilmente congegni esplosivi di nuova generazione,
segnatamente i temuti ‘undetectable device’, che sono ordigni che non hanno
parti metalliche, studiati appositamente per sfuggire ai controlli
aeroportuali, e al cui confezionamento al Qaeda stava lavorando da
qualche anno; questi dispositivi sarebbero già nella disponibilità
di foreign fighters britannici in Iraq e Siria. Purtroppo,
questa ricostruzione dei fatti, se fondata, dimostrerebbe che è possibile,
soprattutto in certi Paesi, aggirare facilmente alcune misure predisposte per
la sicurezza dei voli civili, come il cosiddetto ‘riconcilio dei bagagli’,
ovvero la corrispondenza fra bagagli caricati a bordo e passeggeri imbarcati. Peraltro,
il principio su cui si fonda il ‘riconcilio dei bagagli’ - cioè che
nessuno farebbe saltare l’aereo sul quale viaggia - non funziona con il terrorismo
suicida. Naturalmente ci sono tanti altri controlli finalizzati ad evitare atti
di interferenza illecita sulla regolarità del traffico aereo. Sicuramente lo
strumento preventivo di contrasto del terrorismo di matrice islamica di maggior
efficacia è un’attenta attività di intelligence. È nota in
proposito e rassicurante la professionalità dell’apparato di sicurezza
italiano. L’attività di intelligence può essere potenziata
attraverso una maggiore condivisione a livello internazionale delle acquisizioni
informative. La cooperazione di polizia in ambito europeo ha sempre attribuito
grande importanza alla collaborazione a questo fine fra collaterali organismi.
Per le caratteristiche specifiche e peculiari dei numerosi dialetti arabi
locali, presumibilmente non sempre è facile l’intelligibilità della forma e la
comprensione dei contenuti delle conversazioni fra presunti attentatori
islamici intercettati. Con specifico riferimento alla sicurezza in ambito
aeroportuale si deve anche considerare che incaricati dei relativi controlli,
anche all’estero, non sono esclusivamente militari o forze di polizia,
istituzionalmente più affidabili, ma anche imprese private certificate. È
auspicabile che, previ accordi, in alcuni Paesi ‘a rischio’ alle operazioni di
sicurezza dei voli concorra personale delle compagnie aeree e funzionari degli
organi di sicurezza e di polizia di altri Stati, in particolare di quello
relativo alla nazionalità del volo, e/o di altri eventualmente interessati, che
potrà effettuare anche verifiche aggiuntive in via precauzionale. Ogni tragedia
aerea ha insegnato qualcosa. Dopo il dramma di Lockerbie sono stati
incrementati i controlli ai bagagli in stiva, dopo l’11 settembre 2001 si
è prestata più attenzione ai passeggeri e ai bagagli a mano, dopo questa
tragedia è probabile che maggiori verifiche riguarderanno il personale
aeroportuale. Roberto Rapaccini