Purtroppo ieri sera è stata un’indimenticabile serata di sangue nella capitale
francese. In rapida successione sono stati perpetrati otto attentati
terroristici al grido di Allah akbar (‘Allah è grande’) con un
bilancio al momento di 139 morti e di circa 350 feriti (di cui molti in
gravissime condizioni). I fatti sono noti a tutti, le agenzie di stampa hanno
fornito dettagliati e puntuali resoconti. In questo momento i maggiori nemici
sono l’emotività e lo sciacallaggio politico che si polarizza intorno a
principi estremi che costituiscono un ostacolo anziché un contributo per
intraprendere ferme misure che sono ormai indifferibili per fronteggiare questa
grave minaccia: da una parte è dannoso alimentare la congettura che l’Occidente
sia meritevole di essere approfondita. A prescindere da guerra con tutto
l’Islam, che sia in atto uno scontro di civiltà, che debba essere visto in ogni
musulmano un potenziale terrorista: questo è un modo per supportare
involontariamente il jihadismo che vuole coalizzare tutto il
mondo musulmano sunnita contro di noi, mentre al contrario - come dimostra
anche l’esperienza italiana degli apparati di sicurezza contro le Brigate Rosse
- è necessario innanzitutto isolare i terroristi ed evitare che altri (in
questo caso di religione islamica), vittime di una propaganda che demonizza la
società occidentale comprese le conquiste di libertà e di democrazia,
solidarizzino con i criminali. È altrettanto dannoso un cieco e non
circostanziato garantismo che rifiuta di prendere atto che
siamo in uno stato di guerra che richiede misure emergenziali, e che fa della
grave patologia una situazione di ordinaria fisiologia. Seguono alcune
riflessioni:
-
La perfetta regia degli attentati consente di escludere che l'operazione sia
stata posta in essere da locali e isolate cellule dormienti. Al
contrario, le modalità esecutive suggeriscono che ci sia stato un accurato
coordinamento esterno. Probabilmente gli autori dei crimini sono foreign
fighters, ovvero volontari stranieri di ritorno dalla guerra siriana: i terroristi,
infatti, avevano un’ottima conoscenza del territorio parigino e della lingua
francese, e una disinvoltura operativa probabile risultato delle esperienze
belliche maturate in Siria o in Iraq. Il loro modus operandi sembrerebbe
di tipo qaedista.
-
Non sembra particolarmente rilevante discutere se i terroristi fossero emissari
dell'Isis o di Al-Qaeda. In realtà, a parte i non chiari rapporti fra le due
organizzazioni, Al-Qaeda di fatto agisce come il braccio armato dell’Isis in
Occidente, mentre lo Stato Islamico rivolge le sue attenzioni prevalentemente
al mondo musulmano.
-
Il fine perseguito dai terroristi di matrice islamica è quello di colpire la
vita ordinaria di normali cittadini, allo scopo di diffondere la convinzione
che nessuno in Occidente possa sentirsi al sicuro. Gli attentati infatti sono
stati perpetrati all'inizio del fine settimana, quando cioè ognuno si rilassa
dopo una settimana di lavoro, e in luoghi di aggregazione alla portata di
tutti, ovvero dei ristoranti, lo stadio, un noto e popolare teatro.
-
È evidente che l'intelligence francese sia stata colta di sorpresa.
Al riguardo è sempre più necessario un efficiente cooperazione internazionale
fra gli apparati di sicurezza, rendendo più ampio lo ‘scambio di informazioni’,
soprattutto quello che riguarda l'universo jihadista di
difficile ‘penetrazione’ per le diversità linguistiche locali nelle quali si
declina l'arabo standard, e anche in relazione alla difficoltà di
contrastare il terrorismo suicida. Una nota positiva è che i nostri apparati di
sicurezza e di polizia sono probabilmente tra i più efficienti in Europa.
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Prendendo atto di questa situazione emergenziale, sarebbe opportuno che anche
altri Stati europei cedano alla tentazione di prendere gli stessi provvedimenti
adottati dalla Francia, ovvero leggi speciali e ripristino di controlli alle
frontiere. Infatti, in questo momento le Forze dell'Ordine, già in sofferenza
per carenze di organici e penuria di mezzi, devono essere messe nella
condizione di operare nella maniera migliore possibile per affrontare questa
condizione di crisi. Le leggi speciali, che consentono di operare più
liberamente, sono una contingenza negativa per la loro straordinarietà e per la
loro incidenza sui diritti di libertà, ma sono in questo particolare momento
necessarie come analogamente avvenne al tempo delle Brigate Rosse, o negli
Stati Uniti con il Patriot Act dopo l'11 settembre 2001, che
rafforzò il potere dei corpi di polizia e di spionaggio statunitensi. Per
quanto riguarda invece la chiusura delle frontiere, pur non essendoci un
collegamento fra immigrazione e terrorismo (diversamente un nesso da precisare
sicuramente sussiste fra immigrazione e criminalità) tuttavia in questa
situazione di emergenza il ripristino dei controlli alle frontiere appare
opportuno in quanto le attività istituzionali connesse al flusso migratorio
contribuiscono a sottrarre energie alle forze dell'ordine e a rendere più
complesso il loro operare, mentre appare opportuno che ci si concentri in
maniera sempre più massiva sulla prevenzione dell'eversione jihadista.
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Si deve sempre mantenere alta l’attenzione per la via diplomatica nei confronti
della crisi siriana ed irachena, che non esclude iniziative belliche, e che
costituisce la fonte della destabilizzazione internazionale di cui i fatti di
Parigi sono una conseguenza.