Dopo
il controverso romanzo 'Sottomissione' di Houellebecq, nel quale si profetizza
una Francia che, oggetto di una progressiva islamizzazione, nel 2022 si ritrova
ad essere governata da una Fratellanza Musulmana, anche Michel Onfray, di diversa
formazione politico-filosofica, si è soffermato con un recente saggio, 'Pensare
l'Islam', sui presupposti che possono facilitare una capillare penetrazione
della cultura musulmana nella civiltà occidentale. Nel caso di Houellebecq il
nuovo ordine sociale di impronta teocratica si instaura attraverso un processo
silenzioso - quasi impercettibile - quanto progressivo e inesorabile.
Michel Onfray ritiene invece che, anziché considerare come antagonista della
nostra civiltà la radicalizzazione dell'Islam, dobbiamo ritenere che sia in
atto una islamizzazione del radicalismo. Più in dettaglio. Nella società
occidentale - notoriamente in una fase di diffuso malessere - non esistono più
valori oggetto di riferimento, e tutto sembra dominato da una asettica amoralità,
precipitato della mancanza di un'etica comune e di un vuoto ideologico; domina
una generale visione relativistica in un clima di diffuso nichilismo, nel quale
si è smarrita ogni forma di spiritualità sulla quale fondare il senso
dell'esistenza. A margine, è ben nota la difficoltà dell'Europa di riconoscersi
nelle comuni radici giudaico-cristiane. La collettività non è una entità
omogenea, ma è una realtà parcellizzata, integrata dalla somma di microcosmi
individuali nei quali le vite si articolano in base alle pulsioni del momento.
A conferma, la corrente trasversale a tutti i generi artistici maggiormente
espressiva del nostro tempo è il minimalismo, che enfatizza la ripetitività
uniforme delle vicende quotidiane. Questo clima radicalizza - soprattutto in
alcune fasce sociali, nelle frange dell'emarginazione, nei giovani che hanno
difficoltà ad orientarsi - un atteggiamento critico nei confronti della
società. Al contrario l'Islam offre un modello che, seppur discutibile, si basa
su valori definiti e solidi, e che pertanto possono esercitare una qualche
seduzione su chi è alla ricerca di una identità definita per arginare il senso
di insicurezza nel quale si materializza il disorientamento. Per questo
Michel Onfray parla di islamizzazione del radicalismo. In altri termini, la
penetrazione della cultura islamica non è il risultato di un'aggressione o, più
ordinariamente, di un confronto con i nostri valori, ma è resa possibile dal
vuoto etico, dal clima di costante contraddizione, da una generale crisi che si
declina nella cultura, nelle connotazioni sociali, in una dialettica che
con difficoltà produce convincenti esiti politici. Così Michel Onfray, nel
corso di un'intervista, ha sintetizzato questa sua visione: “...la nostra
civiltà giudaico-cristiana è sfinita, morta. Dopo duemila anni di esistenza, si
compiace nel nichilismo e nella distruzione, nella pulsione di morte e
nell’odio di sé, non crea più niente e vive solo di risentimento e rancore.
L’Islam manifesta quel che Nietzsche chiama “una grande salute”: dispone di
giovani soldati pronti a morire per esso. Quale occidentale è pronto a morire
per i valori della nostra civiltà: il supermercato e l’e-commerce,
il consumismo triviale e il narcisismo egotista, l’edonismo volgare e il
monopattino per adulti?". Come antitodo, dobbiamo ripristinare in ogni
settore della società una dialettica positiva e costruttiva, libera da
pregiudizi. Diceva Einstein: “…la mente è come un paracadute, funziona se si
apre". Roberto Rapaccini