RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

LE PERICOLOSE DIVISIONI DELL’OCCIDENTE (3-12-2015)

 


Le divisioni dottrinali e politiche sono sempre state una fisiologica caratteristica del mondo arabo, che spesso è stata causa di debolezza e di mancanza di coesione strategica. È nota  la massima che dice: “Gli arabi sono d’accordo nel non essere d’accordo”; in proposito, la ‘Lega degli Stati arabi’, che aveva come obiettivo il Panarabismo ovvero la volontà di unificare la ‘nazione araba’ opponendosi ai nazionalismi locali attraverso il potenziamento dei valori comuni e la difesa dalle ingerenze delle potenze straniere, fin dalla sua creazione nel 1945 da parte di sette Paesi arabi tra cui la Siria fu caratterizzata da insanabili discordie intestine che ne indebolirono o paralizzarono le iniziative. Nell’attuale crisi relativa al contrasto dell’Isis sembra invece che pericolosi contrasti dividano il fronte che si oppone allo Stato Islamico, che nel frattempo può consolidarsi e continuare a fare affari con le istituzioni finanziarie di alcuni dei suoi presunti nemici. Più in particolare, mentre gli Stati sunniti sembrano solo formalmente opporsi a Daesh, una clima di tensione da rinnovata guerra fredda coinvolge i Paesi delle due coalizioni anti-Isis; questa situazione si traduce in un vantaggio per il terrorismo di matrice islamica, che ha compiuto in questi ultimi anni un salto qualitativo, avendo ora come riferimento uno Stato - seppur ibrido - che ha un territorio e un’economia, e che propone il modello di un regime confessionale e teocratico, che di fatto riprende e rafforza  la prospettiva   mai abbandonata della ricostituzione del Califfato. Già le accese e polarizzate discussioni in Occidente sul concetto di Fondamentalismo e Islam ‘moderato’ non solo sembrano superate dai fatti, ma costituiscono un vantaggio che si concede al Jihadismo,    che può attribuire la dignità ideologica di scontro di civiltà ad un conflitto che è esclusivamente nei confronti di terroristi. Come già specificato in altri commenti, separare l’Islam - come confessione religiosa - dall’Isis non è una scelta solo garantista - talvolta ingenerosamente definita ‘buonista’ - ma è un’opzione di natura strategica, perché serve a circoscrivere un nemico evitando che possa valersi di una più ampia base ideologica in grado di suggestionare, coalizzare e mobilitare parte del mondo arabo e islamico. Per quanto riguarda la guerra all’Isis, al di là delle dichiarazioni ufficiali dei singoli Stati coinvolti, la situazione è di un generalizzato totale disaccordo a vantaggio dello  Stato Islamico. Gli Stati arabi e la Turchia temono che l’Iran possa continuare ad avere nella Siria del dopo Assad un prezioso referente nella regione e a valersi di un passaggio verso il Mediterraneo, la Russia difende i suoi affari con l’attuale governo siriano, gli Stati Uniti e l’Europa non hanno una chiara strategia e di fatto si oppongono ai nemici dell’Isis, cioè combattono i nemici del nemico. Nel frattempo, i turchi ne approfittano per bombardare i curdi, i russi per indebolire l’opposizione siriana.  Di fatto la coalizione guidata dagli Stati Uniti e la Russia si trovano pericolosamente contrapposte. Il conflitto da latente è divenuto manifesto con l’incidente fra Russia e Turchia, che ha instaurato una crisi da guerra fredda destinato ad acuirsi con la possibile espansione della Nato in Montenegro. Roberto Rapaccini