Il
risultato delle elezioni in Turchia ha il sapore di una sconfitta per Erdogan,
anche se l'AKP ha ottenuto la maggioranza relativa. Erdogan, che di fatto si
identifica con il suo partito, puntava ad ottenere due terzi dei voti (più
precisamente più del 60%), cioè una maggioranza qualificata che fosse la
premessa che consentisse alla compagine di governo la trasformazione della
Repubblica Parlamentare in una Repubblica Presidenziale, possibile preludio di
una svolta autoritaria verso un regime confessionale di tipo sunnita. Il
progetto del partito islamico conservatore per la Giustizia e lo Sviluppo,
l'AKP (Adalet ve Kalk?nma Partisi), è stato bocciato dalle urne, come pure
l'ambigua condotta di Erdogan nei confronti dell'Isis. Conseguentemente sono
state ridimensionate anche le ambizioni geopolitiche della Turchia di
affermarsi come una potenza sunnita leader (in competizione di fatto con la
monarchia saudita). È sintomatico della disfatta di Erdogan il suo notevole
impegno per sostenere la campagna elettorale dell'AKP, nonostante la
Costituzione prescrivesse la sua neutralità come presidente in carica. Si
registra una novità importante: il partito di sinistra curdo dell'HDP, nato nel
2014 e quindi alla sua prima prova elettorale, ha superato la soglia del 10%
(ha ottenuto il 13%) e quindi entrerà in Parlamento (con 80 seggi circa).
Tuttavia, dai risultati complessivi si conferma che la Turchia è un Paese conservatore.
Probabilmente il Partito di Erdogan non potrà governare da solo, ma non sarà
facile ipotizzare delle alleanze dal momento che alcuni partiti conservatori
sembra che non abbiano l'intenzione di governare con l'AKP; come anche non
sembra possibile una coalizione fra i partiti dell'opposizione per la diversità
di vedute sulla questione curda; come anche non sembra probabile un governo di
minoranza, che dovrebbe ottenere una problematica fiducia dal Parlamento. Forse
l'ipotesi più plausibile sono le elezioni anticipate. Sicuramente la Turchia
sta entrando in una nuova epoca segnata dall'instabilità. In passato, in
situazioni analoghe sono intervenuti i militari, ma questa ipotesi sembra ormai
definitivamente archiviata. Speriamo. Nel 2013 il Premier turco, dopo aver
autorizzato il velo islamico nelle scuole cancellando l'immagine di una Turchia
laica e potenzialmente 'europea', aveva promesso la costruzione di piscine
olimpioniche per soli uomini e sole donne. Con questa sconfitta elettorale
tramonta il progetto di una 'islamizzazione rampante', come la definì allora
l'opposizione. Roberto Rapaccini