I
fatti sono noti. Mercoledì 10 giugno le forze di polizia hanno sventato un
attacco terroristico suicida in Egitto nella destinazione turistica di Luxor,
nei pressi del tempio di Karnak. La polizia ha aperto il fuoco per fermare gli
aggressori. Nel corso della sparatoria due terroristi sono morti mentre un
terzo è stato arrestato. Le autorità hanno dichiarato che quattro persone sono
rimaste ferite, tra cui due agenti di sicurezza, aggiungendo che gli aggressori
stavano cercando di far saltare in aria un veicolo turistico. Un sito di
informazione locale citando fonti ufficiali ha precisato che decine di turisti
sono rimasti coinvolti. Anche se il fallito attentato non è stato oggetto di
una rivendicazione attendibile, molti elementi inducono a ritenere che
probabilmente autore del progetto criminale sia stato il gruppo Ansar Bait
al-Maqdis (lett. i partigiani della casa santa tradotto anche con i sostenitori
di Gerusalemme) che negli ultimi tempi è stato responsabile in Egitto -
soprattutto nella regione del Sinai - di numerosi attacchi terroristici. Ansar
Bait al-Maqdis, dopo aver affiancato dal 2011 la causa jihadista di Al Qaeda,
nel novembre del 2014 ha giurato fedeltà e obbedienza allo Stato Islamico
divenendone il braccio armato nella provincia del Sinai, a sottolineare la
contiguità ideologica fra il movimento che guidò Bin Laden e il sedicente
Califfato a prescindere dai loro reciproci controversi rapporti. Ansar
Bait al-Maqdis è il più spietato e cruento gruppo terrorista egiziano di
matrice islamica. Ha sempre dichiarato di combattere le istituzioni di polizia
e di sicurezza che controllano il Paese al fine di contrastare il governo del
Cairo: con questa strategia il movimento vuole minare gli sforzi delle autorità
per conquistare la fiducia dei turisti occidentali, una fonte vitale di valuta
forte. I fatti di Luxor sono sintomatici della grave instabilità politica del
Paese, che si è fortemente acutizzata dopo il Golpe militare del luglio 2013,
che ha avuto come corollari la deposizione del Presidente Morsi,
democraticamente eletto, l'insediamento del generale Al-Sisi, la messa al bando
dei Fratelli Musulmani, vera anima dell'Islamismo militante. I Fratelli
Musulmani erano - e sono tuttora seppur nell'illegalità - molto radicati nella
società egiziana, ed integrano un’organizzazione estremamente composita
nella quale convivono posizioni divergenti. Prevale una visione
integralista, che si manifesta principalmente nella ferma opposizione alla
secolarizzazione delle nazioni islamiche. Questo movimento, per la sua storia,
per la sua diffusione nel mondo arabo e per l’ampio consenso e prestigio di cui
ha sempre goduto, può essere considerato la madre di tutte le organizzazioni
islamiche, sia moderate sia fondamentaliste. La Fratellanza Musulmana è sempre
stata in Egitto il canale privilegiato attraverso il quale si è
espressa la componente integralista. Pertanto, probabilmente all'incremento
negli ultimi tempi della minaccia fondamentalista non è estranea la decisione
del regime di confinare i Fratelli Musulmani nell'illegalità. Più in generale
l'Egitto continua ad essere uno scenario nel quale si confrontano componenti
contrapposte, e segnatamente l’esercito, i fondamentalisti e il blocco laico,
nessuna delle quali ha la forza sufficiente per prevalere sugli altri e
determinare nel Paese una svolta in grado di farlo uscire dalla profonda crisi
economica e costituzionale. E un vecchio proverbio dice che tutto quello che
avviene in Egitto, successivamente accade nel resto del mondo arabo. Roberto
Rapaccini