A distanza di poco più di 24 ore dall'attentato in Tunisia ancora molti elementi non sono chiari. Non è evidente la rivendicazione dell'atto, ma questo aspetto nello specifico caso non rileva molto. In precedenza, stabilire a quale movimento appartenesse il commando autore di un fatto eversivo significava individuare l'organizzazione di cui i terroristi costituivano un'articolazione. Oggi gli atti terroristici imputabili alla matrice jihadista sono realizzati da cellule indipendenti che si auto accreditano come emissari di una data organizzazione. Si parla di franchising del terrorismo. Io avevo già usato questo termine a proposito di Al Qaeda nel 2012 nel libro 'Paura dell'Islam. Al Qaeda, fin dalle sue origini, manifestò dei caratteri peculiari, ovvero la verticalità da un punto di vista decisionale e l’orizzontalità da un punto di vista operativo ed esecutivo. Questa caratteristica strutturale, pertanto, contribuì a trasformare nel tempo questo movimento in una sorta di franchising del terrorismo. Al Qaeda, che inizialmente era un’organizzazione terroristica centralizzata con bersagli globali, si ramificò infatti progressivamente in agenzie nelle diverse aree del mondo con obiettivi locali. La mobilitazione internazionale successiva all’11 settembre 2001 rese difficoltosi i collegamenti tra le cellule dislocate nelle varie realtà nazionali e la sede centrale; queste entità hanno cominciato ad operare autonomamente. Le iniziative dei lupi solitari - per usare un termine giornalistico di moda - autori dei gravi fatti di Tunisi sono uno sviluppo di quella pregressa situazione. L'attentato di ieri, a prescindere dagli approfondimenti necessari nell'analisi dell'intelligence internazionale, ha una forte valenza simbolica. È stato colpito l'unico Paese nel quale la Primavera Araba ha avuto un esito positivo. L'apparato di prevenzione e di sicurezza tunisina ha dimostrato tuttavia la sua sensibile fragilità. Paradossalmente la Tunisia è anche il Paese con il maggior numero di jihadisti (almeno 3000; più di un migliaio sono recentemente rientrati da campi di addestramento, probabilmente in Siria, per essere destinati ad attentati in Tunisia o altri Paesi), mentre una gran parte di terroristi di matrice fondamentalista ha quella nazionalità. Se l'obiettivo dell'attentato era il museo del Bardo, l'atto è coerente con l'intento del jihadismo di distruggere le tracce e le origini della civiltà. Se l'obiettivo era invece il Parlamento (non credo), si voleva colpire il cuore democratico di quello Stato. Destinatario della pianificazione criminale è stato un Paese sunnita moderato, a significare che il fondamentalismo violento ha come primo obiettivo i regimi arabi moderati. L'evento criminoso produrrà un grave ritorno negativo sul turismo che costituisce il 40 % delle entrate del bilancio tunisino. La lotta torna ad essere all'interno del mondo arabo - islamico per il raggiungimento di una posizione egemonica, ovvero fra Sciti e Sunniti e fra Sunniti moderati e quelli fondamentalisti. In proposito, nel mondo arabo circola una massima anonima che precisa che gli Arabi sono d’accordo di non essere d’accordo. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
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