La
Rai in un momento di lucidità - per intervalla insaniae del palinsesto - la scorsa
settimana, in collaborazione con il Progetto Dreyfus, ha dedicato una serata
alla lotta al pregiudizio religioso. L'evento si è aperto con la proiezione in
anteprima italiana del film “24 giorni”, che ricostruisce la drammatica vicenda
di Ilan Halimi, il giovane ebreo francese rapito, torturato e ucciso nel 2006
da una banda di balordi guidata dall’estremista islamico Youssouf Fofana. Al
termine del film si è svolto un dibattito al quale hanno partecipato
l'iman Pallavicini, il rabbino Di Segni, monsignor Paglia, oltre al filosofo
Bernard Henry Levy e all'imam Hassen Chaldoumi. Nel corso della discussione
sono emerse alcune riflessioni interessanti.
Per contrastare i pregiudizi e la violenza fondamentalista è necessario che le
tre grandi religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) costituiscano
un fronte comune e unito, attraverso il quale si evidenzi la loro dissociazione
dalle degenerazioni, dal fanatismo, dall'intolleranza. È necessario un costante
e continuo dialogo a tre. (Paglia, Chalgoumi)
L'antisemitismo è un torrente sotterraneo mai interrotto che ogni tanto
riaffiora. Si deve restare vigili. Questa situazione costringe le comunità
ebraiche ed i luoghi di culto alla sottoposizione ad una continua
vigilanza e ad incisive misure di sicurezza È un sintomo del malessere
della nostra società. L'attacco ad Israele oltre il legittimo diritto di
critica è una delle forme del nuovo antisemitismo. (Di Segni)
Viene spesso erroneamente ritenuto - anche negli ambienti islamici - che
l'acredine per Israele e per l'Occidente integri l'identità musulmana.
Questa congettura da una parte alimenta le degenerazioni del fondamentalismo,
dall'altra i sentimenti di islamofobia. È auspicabile uno sforzo per affermare
una corretta immagine dell'Islam (Pallavicini)
L'Islam non è la sola fonte del nuovo antisemitismo e non è nemmeno la fonte
principale. Il neo-antisemitismo è un fenomeno composito. In proposito, la
mobilitazione dopo gli attentati di Charlie Hebdo è stato un momento importante
perchè si risvegliasse una ferma coscienza europea. (Bernard Henry Levy)
Gadi
Gaj Taché, fratello di Stefano, ucciso quando aveva due anni nell'attentato
alla Sinagoga a Roma nel 1982, al termine dell'evento ha precisato che lui e la
signora Ruth (la mamma di Ilan) hanno qualcosa in comune, ovvero portare avanti
la memoria di Stefano e Ilan. È un dovere di tutti continuare a ricordare. Per
una sera la televisione non è stata una 'cattiva maestra'. Il dialogo contrasta
l'ignoranza, mentre il difetto di conoscenza genera intolleranza. Il dialogo
non è mai una concessione per occultare la verità. Roberto Rapaccini