CONOSCENZA E INFORMAZIONE – Considerazioni Introduttive (20.7.2022)
Nella
classifica annuale - pubblicata a maggio di quest’anno dall’organizzazione
francese Reporter senza frontiere - che dovrebbe indicare lo
stato del giornalismo mondiale e il suo grado di libertà in 180 Paesi del
mondo, l’Italia occupa la 58esima posizione (avendo perso 17 posti
rispetto al 2021 e al 2020 quando invece era stabile alla 41esima posizione).
L’Italia è stata superata anche da Gambia e dal Suriname. Il World
Press Freedom Index viene redatto mediante dati forniti in forma
anonima da cronisti. Uno degli elementi che ha inciso maggiormente nel giudizio
negativo sulla situazione italiana è stato il ricorso all’autocensura, ovvero
più precisamente sarebbe emerso che i giornalisti italiani a volte cedono alla
tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della
propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per
diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie
da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata. Viene inoltre
criticata nel rapporto la condizione di immobilismo che impedisce l’adozione di
riforme legislative mirate alla tutela dell’attività giornalistica.
Segnatamente si avverte la necessità di una migliore definizione del reato di
diffamazione e di procedimenti che consentano un più rapido accesso dei media ai
dati detenuti dallo Stato. La complessità del mondo dell’informazione nazionale
non si esaurisce negli esiti e nelle prescrizioni di questo sondaggio. La
scarsa considerazione a livello internazionale del giornalismo italiano
evidenzia una realtà paradossalmente contraddittoria. Sebbene complessivamente
il livello del giornalismo nazionale sia buono con significative punte avanzate
rappresentate da cronisti che sono apprezzati esperti della materia di cui si
occupano, l’opinione pubblica ha difficoltà ad accedere ad un’informazione
obiettiva e non contaminata da valutazioni soggettive, politicamente orientate.
Evidentemente il mondo dell’informazione italiano presenta delle criticità che
vanno attentamente esplorate. Oggi attraverso un collegamento a Internet, è
possibile disporre di una mole illimitata di dati, non raramente contraddittori,
definita in termine tecnico una information overloading. La
pregressa fatica di cercare notizie è oggi surrogata da quella di selezionare,
valutare, filtrare, organizzare dati. In questo nuovo contesto saper leggere
non basta, serve un nuovo tipo di competenza – che viene definita alfabetismo
digitale – che consiste nella capacità di utilizzare un pc e di
navigare in Rete con spirito critico. In occasione della pandemia da Covid 19 e
del Conflitto in Ucraina il lettore ha sperimentato la difficoltà di gestire
convenientemente un consistente ed eterogeneo flusso di notizie.
L’intellettuale elvetico Starobinski ha felicemente enunciato questa realtà
dicendo che la Rete, per le sue potenzialità pedagogiche, è al tempo stesso
simile a una sintesi fra la biblioteca di Alessandria e la cloaca Massima. La
Rete non si è sostituita alla carta stampata, alla radio e alla televisione, ma
ha introdotto un nuovo modo di fare informazione, puntando sui tempi che sono
sicuramente più brevi della diffusione di news attraverso un
quotidiano cartaceo o di quelli imposti dal rispetto dei palinsesti
radiotelevisivi (a parte le edizioni straordinarie). La notizia diffusa in Rete
paga la sua immediatezza con il suo carattere scarno e superficiale, mentre
i mass media tradizionali conservano come prerogativa
l’approfondimento, ovvero un modo più meditato e articolato di fare
giornalismo. Questa situazione ha trasformato il giornalismo cartaceo, che
conserva ancora particolare autorevolezza, in uno strumento di opinione,
prevalentemente caratterizzato da articoli ideologicamente orientati che,
commentando gli accadimenti, esprimono un punto di vista soggettivo. Questo
processo è avvenuto anche all’estero ma con minore intensità. Nella stampa
anglosassone da sempre si pone molta attenzione alla separazione delle notizie
dalle opinioni e alla facile riconoscibilità del confine fra le due tipologie:
un conto è informare i lettori su un fatto, un altro è darne una propria
interpretazione e valutazione. Negli ultimi anni i media italiani
(quindi non solo i giornali) sono soprattutto fonti di un giornalismo
d’opinione, dunque schierato e identitario, con conseguente difficoltà del
fruitore di maturare un punto di vista oggettivo. RR