CONOSCENZA E INFORMAZIONE – IL GIORNALISMO, IL POLITICAMENTE CORRETTO, LA CANCEL CULTURE (1.8.2022)
L’esplorazione
delle possibilità di maturare attraverso le potenzialità mediatiche una
conoscenza dei fatti e delle questioni politiche, economiche e sociali
obiettiva e completa richiede un approfondimento dei rapporti fra giornalismo e
ricorso al cosiddetto ‘politicamente corretto’. In proposito per ‘politicamente
corretto’ si intende un atteggiamento di supina adesione a principi che hanno
una consolidata considerazione in quanto sono arbitrariamente ritenuti
un’acquisizione del progresso sociale e culturale. Questa opzione ha come
corollario l’opposizione a qualsiasi iniziativa che contrasti o metta in
discussione progressi giudicati aprioristicamente incomprimibili. È di facile
intuizione che il favore per principi di indimostrata validità non sia compatibile
con la libertà di informazione che, al contrario, non deve essere condizionata
da idee preconcette e dall’aspirazione ad uniformarsi alle tendenze dominanti.
Il giornalismo di informazione dovrebbe infatti individuare i presupposti
oggettivi e neutrali delle libere discussioni che si svolgono nell’agorà
mediatica, evitando che la trattazione dei temi sia condizionata da verità
dogmatiche e intangibili. Questa precisazione non riguarda il giornalismo di
opinione che invece manifesta il favore per un punto di vista, che generalmente
coincide con ‘la linea editoriale. Qualche esempio senza entrare nel merito
delle questioni. Il ‘politicamente corretto’ crea un’ipersensibilità per le
problematiche connesse ai fenomeni migratori, che, fino a qualche decennio fa
avevano un’importanza marginale, mentre oggi, per il loro impatto sulla società
civile, richiedono approfondimenti non contaminati da pregiudizi. Da più di un
decennio le società occidentali stanno attraversando una crisi economica che si
riflette sulla comunità con possibili fenomeni indotti come la diminuzione
delle risorse disponibili a livello individuale e l'aumento della criminalità;
come conseguenza di questo clima sociale, si assiste a fenomeni di
polarizzazione alimentati dalle fonti mediatiche, che favoriscono atteggiamenti
divisivi dell’opinione pubblica anziché promuovere dibattiti costruttivi. I
danni causati dalla polarizzazione sono accresciuti dalla tendenza dei lettori
ad informarsi solo attraverso fonti che riflettono il loro sistema di credenze. Per
esemplificare ulteriormente questo circolo vizioso, sempre in tema di migranti
sarebbe opportuno che si superassero posizioni simmetricamente opposte
rigidamente radicate su principi antitetici, ovvero quello dell’accoglienza
generalizzata – criticato da chi lo giudica il prodotto di un perbenismo
alimentato da un moralismo benpensante - e quello del respingimento
indiscriminato. Per rendere tutto più complicato, su posizioni radicalmente
antitetiche – che ormai contaminano qualsiasi dibattito, dalle politiche di
accoglienza o respingimento ai vaccini – si strutturano le divisioni
partitiche. Molti leader occidentali hanno investito su questo tratto
della psicologia collettiva e approfittano di questo clima divisivo che
impedisce all’opinione pubblica di formarsi liberamente. Queste strategie
politiche riscuotono un successo popolare: lungi dall'essere estemporanee, sono
espressione di un disegno che pone in diretta correlazione il diffuso
malcontento con le derive di posizioni polarizzate. Su una serena formazione
del libero pensiero influisce il clima radicalmente polarizzato dei mass
media. Per completezza aggiungo che ultimamente sul dibattito sul
‘politicamente corretto’ si è sovrapposto quello sulla ‘cancel culture’, con la
quale si intende un atteggiamento di colpevolizzazione, di solito espresso
tramite i social media, nei confronti di personaggi pubblici o aziende che
avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o politicamente scorretto e
ai quali vengono pertanto tolti sostegno e gradimento. Per esemplificare la
‘cancel culture’ è stata citata da vari opinionisti per commentare la storia
del bacio non consensuale di Biancaneve: il SFGate (che è un
importante sito di news di San Francisco) ha pubblicato un articolo con il
quale, scrivendo sulla riapertura di Disneyland e sulla nuova attrazione
dedicata a Biancaneve, alla fine si criticava il modello rappresentato
dall’enfatizzazione positiva del bacio del principe a Biancaneve dormiente, e
quindi non consenziente. Il dibattito sulla ‘cancel culture’ influisce sul
giornalismo perché in concreto si manifesta anche con una particolare
sensibilità sui linguaggi da adottare, sulle parole da evitare e su quelle
invece da introdurre nel lessico comune per essere più rispettosi delle cosiddette
minoranze e delle persone in generale. Rowan Atkinson, il famoso Mr. Bean, ha
affermato che la ‘cancel culture’ è l’equivalente della folla che nel Medioevo
era in cerca di gente da bruciare. In altri termini bisogna temere la emergente
pratica di mettere a tacere le opinioni impopolari. RR