RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

venerdì 26 maggio 2023

CONOSCENZA E INFORMAZIONE – IL GIORNALISMO, IL POLITICAMENTE CORRETTO, LA CANCEL CULTURE (1.8.2022)

 CONOSCENZA E INFORMAZIONE – IL GIORNALISMO, IL POLITICAMENTE CORRETTO, LA CANCEL CULTURE (1.8.2022)

L’esplorazione delle possibilità di maturare attraverso le potenzialità mediatiche una conoscenza dei fatti e delle questioni politiche, economiche e sociali obiettiva e completa richiede un approfondimento dei rapporti fra giornalismo e ricorso al cosiddetto ‘politicamente corretto’. In proposito per ‘politicamente corretto’ si intende un atteggiamento di supina adesione a principi che hanno una consolidata considerazione in quanto sono arbitrariamente ritenuti un’acquisizione del progresso sociale e culturale. Questa opzione ha come corollario l’opposizione a qualsiasi iniziativa che contrasti o metta in discussione progressi giudicati aprioristicamente incomprimibili. È di facile intuizione che il favore per principi di indimostrata validità non sia compatibile con la libertà di informazione che, al contrario, non deve essere condizionata da idee preconcette e dall’aspirazione ad uniformarsi alle tendenze dominanti. Il giornalismo di informazione dovrebbe infatti individuare i presupposti oggettivi e neutrali delle libere discussioni che si svolgono nell’agorà mediatica, evitando che la trattazione dei temi sia condizionata da verità dogmatiche e intangibili. Questa precisazione non riguarda il giornalismo di opinione che invece manifesta il favore per un punto di vista, che generalmente coincide con ‘la linea editoriale. Qualche esempio senza entrare nel merito delle questioni. Il ‘politicamente corretto’ crea un’ipersensibilità per le problematiche connesse ai fenomeni migratori, che, fino a qualche decennio fa avevano un’importanza marginale, mentre oggi, per il loro impatto sulla società civile, richiedono approfondimenti non contaminati da pregiudizi. Da più di un decennio le società occidentali stanno attraversando una crisi economica che si riflette sulla comunità con possibili fenomeni indotti come la diminuzione delle risorse disponibili a livello individuale e l'aumento della criminalità; come conseguenza di questo clima sociale, si assiste a fenomeni di polarizzazione alimentati dalle fonti mediatiche, che favoriscono atteggiamenti divisivi dell’opinione pubblica anziché promuovere dibattiti costruttivi. I danni causati dalla polarizzazione sono accresciuti dalla tendenza dei lettori ad informarsi solo attraverso fonti che riflettono il loro sistema di credenzePer esemplificare ulteriormente questo circolo vizioso, sempre in tema di migranti sarebbe opportuno che si superassero posizioni simmetricamente opposte rigidamente radicate su principi antitetici, ovvero quello dell’accoglienza generalizzata – criticato da chi lo giudica il prodotto di un perbenismo alimentato da un moralismo benpensante - e quello del respingimento indiscriminato. Per rendere tutto più complicato, su posizioni radicalmente antitetiche – che ormai contaminano qualsiasi dibattito, dalle politiche di accoglienza o respingimento ai vaccini – si strutturano le divisioni partitiche.  Molti leader occidentali hanno investito su questo tratto della psicologia collettiva e approfittano di questo clima divisivo che impedisce all’opinione pubblica di formarsi liberamente. Queste strategie politiche riscuotono un successo popolare: lungi dall'essere estemporanee, sono espressione di un disegno che pone in diretta correlazione il diffuso malcontento con le derive di posizioni polarizzate. Su una serena formazione del libero pensiero influisce il clima radicalmente polarizzato dei mass media. Per completezza aggiungo che ultimamente sul dibattito sul ‘politicamente corretto’ si è sovrapposto quello sulla ‘cancel culture’, con la quale si intende un atteggiamento di colpevolizzazione, di solito espresso tramite i social media, nei confronti di personaggi pubblici o aziende che avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o politicamente scorretto e ai quali vengono pertanto tolti sostegno e gradimento. Per esemplificare la ‘cancel culture’ è stata citata da vari opinionisti per commentare la storia del bacio non consensuale di Biancaneve: il SFGate (che è un importante sito di news di San Francisco) ha pubblicato un articolo con il quale, scrivendo sulla riapertura di Disneyland e sulla nuova attrazione dedicata a Biancaneve, alla fine si criticava il modello rappresentato dall’enfatizzazione positiva del bacio del principe a Biancaneve dormiente, e quindi non consenziente. Il dibattito sulla ‘cancel culture’ influisce sul giornalismo perché in concreto si manifesta anche con una particolare sensibilità sui linguaggi da adottare, sulle parole da evitare e su quelle invece da introdurre nel lessico comune per essere più rispettosi delle cosiddette minoranze e delle persone in generale. Rowan Atkinson, il famoso Mr. Bean, ha affermato che la ‘cancel culture’ è l’equivalente della folla che nel Medioevo era in cerca di gente da bruciare. In altri termini bisogna temere la emergente pratica di mettere a tacere le opinioni impopolari.  RR