Si discute molte in questi giorni dell'elezione del laburista Sadiq Khan come
sindaco di Londra. I media, con opposte valutazioni, si sono soffermati sulle
sue origini pakistane e soprattutto sulla sua dichiarata confessione religiosa
di islamico praticante. Indubbiamente, anche se questo non deve essere di per
sé fonte di pregiudizi, non si può negare che un sindaco musulmano in una
capitale europea susciti curiosità ed esuli dalla normalità; diversamente il
quotidiano britannico The Guardian, forse per eccesso di laicità, nel dare la
notizia, ha messo in secondo piano la fede islamica. In effetti, in un
momento come questo in cui vi è un aperto scontro fra occidente e
fondamentalismo musulmano, che si concreta in tanti fatti inquietanti, come gli
eventi bellici negli scenari mediorientali e in Libia, o la recrudescenza del
terrorismo di matrice islamica, o i farneticanti proclami dello Stato Islamico
circa una prossima conquista delle capitali europee, e in ultimo, nella nota,
controversa e provocatoria profezia contenuta nel famoso libro 'Sottomissione'
di Michel Houellebecq circa una progressiva e silente islamizzazione
dell'Occidente, l'opzione dei londinesi può evocare prospettive suggestive.
Tuttavia, esaminando i fatti con meno emotività, l'elezione di un islamico
pachistano a sindaco di Londra - e in particolare di Sadiq Khan, - sembra nella
sostanza un fatto abbastanza prevedibile. Innanzitutto, il Regno
Unito è l'unico Paese europeo, o uno dei pochi, nel quale, a differenza degli
esempi negativi di Francia e Belgio, le politiche di integrazione di comunità
di etnia extraeuropea hanno avuto successo. Probabilmente, grazie alla creazione
del Commonwealth come area geopolitica comune di Stati ex appartenenti
all'impero britannico, che ha consentito ai Paesi che ne fanno parte di
mantenere collegamenti politici e culturali e di interagire in maniera
privilegiata con il Regno Unito, si è realizzato nel tempo il progressivo
inserimento di elementi provenienti da regioni esotiche in maniera fisiologica
e normale nel tessuto sociale inglese. Fin dai miei primi brevi soggiorni
da ragazzo a Londra, o in altre città inglesi, ricordo che era molto frequente
imbattermi nei rapporti quotidiani, negli uffici, nei pubblici servizi in
persone di origine extraeuropea. Forse fra i tanti controllori provenienti dal
subcontinente indiano che prestavano servizio sui bus inglesi, i famosi double-decker rossi,
avrò incontrato un antenato del sig. Khan. In quei tempi in Europa non si
vedevano facilmente asiatici o africani, o, se si incontravano, avevano
completamente abbandonato - se non rinnegato - la cultura di provenienza,
mimetizzandosi fra gli europei. Dal punto di vista dell'integrazione
l'Inghilterra sembrava un'isola felice, anche se successivamente, a causa di
discriminazioni sociali, in quartieri periferici di Londra o in altre città ci
sono state tensioni che hanno coinvolto comunità extraeuropee e che sono
sfociate in gravi scontri con le forze di polizia. Queste turbative,
considerata la complessità dei sistemi e dei grandi aggregati urbani e i
momenti di grave crisi economica che stiamo vivendo in questi anni, possono
tuttavia essere considerate 'fisiologiche'. Tornando all'elezione di Sadiq
Khan, va tenuto presente che la comunità musulmana a Londra è tra
le più numerose in Europa (corrisponde al 40% degli islamici che vivono in
Inghilterra e nel Galles). Mezzo milione dei musulmani inglesi sono di origine
pakistana ed il 40% di loro risiede nella capitale inglese, dove pertanto anche
la comunità pakistana è una presenza molto significativa. Quindi da questo
punto di vista l'affermazione del sig. Khan non può essere considerata una
sorpresa. Tuttavia il neosindaco in passato ha vissuto momenti di tensione con
i suoi correligionari estremisti: per le sue posizioni a favore dei matrimoni
omosessuali ha ricevuto una fatwa e minacce di morte. Per il
neo sindaco il radicalismo e le manifestazioni fondamentaliste in Gran Bretagna
sono la conseguenza della disoccupazione, dei servizi inefficienti, delle
ingiustizie sociali, della mancanza di volontà di formulare soluzioni a queste carenze;
in passato ha dichiarato che "per troppo tempo i governi che si sono
succeduti in Gran Bretagna hanno tollerato la segregazione" (da
"l'Occidentale" del 7 maggio us). Anche se un po' generiche, poco
chiare, e caratterizzate da una demagogia poco rassicurante, queste
affermazioni presuppongono la volontà di un intervenire per rimuovere le
affermate discriminazioni, e sono in linea con la l'ottica socialdemocratica
laburista. In proposito, i laburisti, nonostante il predecessore di Khan fosse
stato eletto nelle fila dei conservatori, sono a Londra molto strutturati e
solidi. Nel corso della campagna elettorale, quando secondo i sondaggi i
consensi nei confronti di Khan erano in sensibile ascesa, ambienti conservatori
lo hanno apertamente accusato di essere legato all'estremismo islamico per aver
avuto incontri con personaggi legati al radicalismo inglese, come l’imam Suliman
Gani, presunto simpatizzante dell'Isis. Questa accusa si è poi rivelata un
boomerang, e forse ha inciso sulla sconfitta del suo antagonista conservatore,
il sig. Zac Goldsmith, che peraltro non era una personalità di particolare
spessore politico. Agli elementi di cui si è detto va aggiunto il brillante
curriculum politico e professionale del candidato pakistano, che è un noto
avvocato specializzato nella difesa dei diritti umani, nella tutela delle garanzie
dei cittadini, in diritto del lavoro. Come esponente politico ha avuto un
incarico ministeriale nel governo di Gordon Brown e, dopo le sue dimissioni
come capo del Partito Laburista, ha gestito la campagna elettorale di Ed
Miliband. Pertanto il sig. Khan ha potuto contare per la sua elezione su
un'ampia base elettorale a carattere trasversale. Sicuramente si tratta di un
politico scaltro, che dovrà essere giudicato in base a come svolgerà questo
importante mandato. Sarà interessante constatare se la sua fede musulmana
influirà sul suo operato, considerato il tradizionale carattere spiccatamente
laico dell'ambiente londinese. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
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