RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 15 dicembre 2020

QUANDO LO SCONTRO DI CIVILTÀ È PIUTTOSTO CONFLITTO GENERAZIONALE (7 aprile 2017)

 

La questione è nota. A Bologna una ragazzina di 14 anni originaria del Bangladesh ha manifestato ripetutamente la volontà di non indossare il velo 'islamico'; la madre, che esigeva che lei e le sue sorelle non uscissero mai da sole e non instaurassero rapporti con i loro coetanei maschi, per punizione le ha rasato completamente i capelli. I servizi sociali competenti, d'intesa con la procura per i minorenni, conosciuto l'episodio, hanno allontanato dalla famiglia la ragazza, che attualmente, insieme alle sue sorelle, è ospitata in una struttura protetta; i genitori invece sono stati denunciati dai carabinieri per maltrattamenti. Come capita ormai abitualmente la strumentalizzazione mediatica, unita a latenti tentazioni islamofobe, ha generalizzato questa vicenda attribuendole dignità di circostanza emblematica di una cultura lontana e in conflitto con quella occidentale, supportando così la tesi di Samuel Huntington sullo 'scontro di civiltà'. Secondo le deduzioni dello studioso statunitense le fonti attuali dei conflitti fra i popoli non sarebbero né di natura ideologica né legate a rivendicazioni economiche, ma troverebbero la loro origine nelle differenti identità religiose e culturali: in questo scenario andrebbe collocato il confronto in atto fra Islam e Occidente. Tuttavia alcune riflessioni inducono a formulare diverse valutazioni sulla vicenda in questione. Preliminarmente va precisato che gli specifici abbigliamenti delle donne musulmane non sono prescritti dal Corano - che si limita a suggerire abiti rispettosi del pudore femminile - ma sono imposti da codici e tradizioni locali; ed infatti non  tutte le donne musulmane indossano il velo. Il fatto sembrerebbe invece il prodotto di un conflitto generazionale, analogamente a quello che potrebbe accadere nelle famiglie occidentali quando i genitori non comprendono le condotte dei figli a causa di differenti abitudini ed esperienze, o di una diversa formazione culturale e, talvolta, religiosa. Il rispetto delle tradizioni non va nemmeno confuso con il rifiuto di laicità. Negli anni ’60 i musulmani immigrati nei Paesi europei cerca­vano di integrarsi abbandonando spontaneamente l’abitudine di por­tare gli indumenti tipici dei Paesi di provenienza. Attualmente il gap generazionale fra padri e figli nelle famiglie islamiche 'occidentali' si esprime attraverso due atteggiamenti opposti: o attraverso il ritorno all’uso del niqab, dello chador, del burqa e del qamis come mezzo per rivendicare l’appartenenza a una cultura diversa da quella corrente, o attraverso l'omologazione allo stile di vita occidentale. Peraltro nei giovani si riscontrano spesso due esigenze confliggenti che non raramente alimentano un acceso rapporto dialettico con i genitori: la necessità di ribellarsi per affermare l'originalità della propria individualità, e quella 'autoconservativa' di conformarsi ai canoni della società. Roberto Rapaccini