RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 16 dicembre 2020

OLTRE GLI STEREOTIPI: LA LUNGA MARCIA DELLE DONNE NEL MONDO ISLAMICO (3/3/2017)

 

La Giornata Internazionale della Donna riaccende i riflettori sulla condizione femminile nei Paesi a maggioranza islamica dove, come è noto, è molto diversificata. Mentre la maggior parte delle donne arabe è vittima di drammatici condizionamenti, una ridottissima minoranza favorita dalla buona estrazione sociale delle famiglie di provenienza ha potuto intraprendere un cammino di emancipazione anche in realtà arretrate e maschiliste come quelle saudita (dove ci sono ben 20.000 imprese a guida femminile, benché il tasso di occupazione femminile rimanga il più basso del mondo arabo, intorno al 13%) e yemenita, dove diverse donne sono dirigenti e accademiche. Pur non potendosi disconoscere la penalizzazione della donna nella società araba, da un sommario sguardo alla cinematografia mediorientale si evince che spesso protagonisti dei film sono personaggi femminili. Alcuni esempi: ‘Caramel’ e ‘Ora dove andiamo?’ della regista libanese Nadine Labaki, ‘Il Giardino di Limoni’ di Eran Riklis e ‘Free zone’ di Amos Gitai, entrambi israeliani, i lungometraggi iraniani ‘Il Cerchio’ di Jafar Panahi, ‘Persepolis’ di Marjane Satrapi, ‘Donne senza uomini’ di Shirin Neshat. Lo scorso autunno poi tre film diretti e interpretati da donne arabo-israeliane hanno scosso il panorama cinematografico dello Stato ebraico: il pluripremiato “Sand Storm” (Tempesta di sabbia) della regista israeliana Elite Zexer, “Personal Affairs” di Maha Haj e “In Between” di Maysaloun Hamoud, hanno sfatato degli stereotipi e infranto dei tabù su come la società ebraica israeliana si relazioni con la minoranza palestinese al suo interno. Esiste un movimento femminista trasversale a tutta la comunità musulmana che sostiene la parità di genere come corollario delle disposizioni coraniche che sanciscono l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Come avviene solitamente nei contesti teocratici per altre problematiche sociali, la soluzione della questione femminile richiede un approfondimento teologico, dal quale emergerebbe che non è il Corano a discriminare le donne, ma l’interpretazione che ne viene data. Il paradosso è che questo avviene mentre in Europa il femminismo è spiazzato da tentativi di femminilizzazione del modello maschile: gli uomini infatti per migliorare il loro aspetto ricorrono a mezzi - come le depilazioni e l’uso di creme di bellezza - attribuiti per pregiudizi consolidati solo all’universo femminile. Roberto Rapaccini