Il
recente viaggio del Papa in Egitto ha dato un importante impulso al dialogo
interreligioso. In proposito, Cristianesimo e Islam sono al centro di un
latente ma intenso conflitto globale per il loro rispettivo rapporto con la
cultura occidentale e con quella dei Paesi arabi. In correlazione a questa
situazione si è costituita un'alleanza di fatto fra tutte le forze
anti-occidentali che direttamente o indirettamente si ispirano alla fede
coranica. L'unico contributo concreto per una solida pacificazione è il
dialogo, che deve avere come presupposto una reciproca conoscenza fra
cristiani e musulmani. Nell'esortazione apostolica Evangeli
Gaudium (2013) si sottolinea l'importanza del confronto con i
musulmani presenti in Occidente, ovvero in Paesi di tradizione cristiana nei
quali essi hanno la possibilità di integrarsi e celebrare liberamente il loro
culto. Il seme della verità è contenuto anche negli scritti sacri
dell'Islam: è comune la fede nello stesso Dio (un versetto del Corano destinato
a ebrei e cristiani afferma che..il nostro Dio e il vostro Dio sono un solo
Dio e noi gli siamo sottomessi...); Gesù e Maria sono oggetto di
venerazione, mentre giovani, anziani, donne, uomini si dedicano quotidianamente
alla preghiera e partecipano a riti religiosi. La presenza degli islamici
in Europa è direttamente correlata ai flussi migratori che interessano i Paesi
mediterranei. Al riguardo, nelle more dell'individuazione di soluzioni che
riescano a conciliare le esigenze umanitarie con il contrasto dei predetti flussi,
è necessario che alla strategia dell'accoglienza indiscriminata si sostituisca
una politica che consenta una reale integrazione attraverso l'armonico
inserimento dei nuovi venuti nel tessuto sociale, mediante lo svolgimento di
un'attività di lavoro e la piena accettazione delle leggi e degli usi dello
Stato ospitante, nonché la fine di trattamenti normativi privilegiati che di
fatto alimentano tensioni che possono degenerare in violenze e dolorosi
conflitti. In altri termini, alla possibilità garantita agli islamici di
professare liberamente la loro fede e di vivere la loro identità culturale,
deve corrispondere il pieno riconoscimento della sovranità popolare - che è il
principio su cui si fondano le democrazie occidentali - nonostante essi
provengano da Paesi nei quali le norme civili sono corollario della religione,
che con lo Stato forma un'unità indissolubile. Una società realmente
multiculturale non può fondarsi sulla tolleranza, ma su un processo
di riconoscimento reciproco che porti all'estensione a tutti dei medesimi
diritti, doveri e oneri sociali, nel rispetto delle diverse identità
linguistiche, religiose e culturali. Parafrasando lo studioso statunitense
Samuel Huntington, solo così un Paese composto da più civiltà non sarà un Paese
che non appartiene a nessuna civiltà. Roberto Rapaccini