La folla di 15mila persone che sabato 27 sera si è radunata a Tel Aviv per chiedere un accordo di pace basato sulla formula ‘due popoli, due Stati’ ha posto sotto i riflettori gli sforzi dell’associazione Save Israel - Stop the Occupation (SISO), un movimento fondato nel 2015 da un centinaio di accademici israeliani per promuovere il ritiro di Israele dai Territori occupati nel 1967 e arrivare così alla nascita di uno Stato palestinese. L’organizzazione annovera personalità di primo piano nella storia di Israele, fra i quali lo storico ed ambasciatore Eli Barnavi, il politologo Menachem Klein, la manager pacifista Jessica Montell, per anni direttrice dell'organizzazione per i diritti umani B'Tselem. Gli obiettivi del movimento nascono dall’amor di patria per Israele, e dalla constatazione che solo un processo che assicuri l’autodeterminazione del popolo palestinese potrà consentire una normalizzazione della vita civile israeliana, con il raggiungimento di un’autentica sicurezza, democrazia e prosperità. La fine dell’occupazione dei Territori condiziona inoltre il pieno riconoscimento di Israele da parte della comunità internazionale. Il movimento aspira a fare da centro di coordinamento delle attività dei gruppi pacifisti ebraici nel resto del mondo. Lo scorso settembre SISO ha diffuso un appello firmato da 500 personalità ebraiche israeliane e della diaspora per la fine alla politica dell’occupazione dei territori palestinesi. Tra i firmatari figuravano il premio Nobel per l'Economia Daniel Kahneman, la cantante Noah, gli scrittori Amos Oz e David Grossmann, decine di ambasciatori e parlamentari israeliani, 160 docenti universitari. L’appello va nella direzione opposta della linea politica dell’attuale governo israeliano, che non sembra riflettere il comune sentire di una parte importante della base popolare israeliana ebraica, stanca di vivere in costante precarietà e pericolo. Naturalmente la realizzazione delle prospettive di pace richiede la cooperazione dei Palestinesi e la fine delle ostilità nei confronti di Israele. Le iniziative di SISO sollecitano con forza la mobilitazione degli Ebrei della diaspora: come in passato il loro supporto ha consentito la nascita dello Stato ebraico, oggi la loro solidarietà potrebbe consentire allo Stato di Israele di ritrovare la sua anima democratica e riaffermare i suoi fondamenti morali. Le analisi di SISO individuano le barriere socio-psicologiche che impediscono ad Israele di intraprendere un cammino di pace, cercando di diffondere nuove idee e considerazioni che possano portare il popolo israeliano ad inforcare un nuovo paio di occhiali con cui guardare alla questione palestinese. La consapevolezza di questi ostacoli è il presupposto per il loro superamento e per l’individuazione di azioni concrete la cui attuazione potrà essere concertata in un eventuale tavolo negoziale. La convivenza pacifica va costruita pazientemente. In proposito, Shimon Peres amava dire: “Non è vero che non c’è luce in fondo al tunnel in Medio Oriente. Tutt’altro, la luce c’è. Il problema è che non c’è il tunnel.” Roberto Rapaccini