Il
23 dicembre scorso (2016) il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha
approvato una Risoluzione, sollecitata dalla Nuova Zelanda, dalla Malesia,
dal Senegal e dal Venezuela, che chiede al Governo di Israele di 'interrompere
ogni attività' di incremento di insediamenti nei cosiddetti 'territori
occupati' e a Gerusalemme est, giudicando l’occupazione 'senza validità legale'
e dannosa per l'auspicato processo di pace. A favore della Risoluzione hanno
votato 14 Paesi su 15 (Membri del Consiglio), mentre gli Stati Uniti hanno
deciso di astenersi. In proposito, la Rappresentante Permanente degli Stati
Uniti alle Nazioni Unite, Samantha Power, ha precisato che è
contraddittorio promuovere iniziative per un accordo fra le due etnie e nello
stesso tempo tollerare la politica di ampliamento degli insediamenti. La
Risoluzione, anche se ha creato molto rumore soprattutto per la dura reazione
israeliana, ribadisce semplicemente quanto già in passato questo consesso
internazionale aveva affermato, ovvero l'illiceità della politica
espansionistica israeliana. L'astensione statunitense è stata fortemente
criticata dall'attuale Primo Ministro israeliano Netanyahu che ha definito
'vergognosa' la Risoluzione, precisando che non osserverà la richiesta
contenuta nella determinazione del Consiglio 'di interrompere ogni
attività'. Il leader israeliano ha inoltre aggiunto di
confidare nell'imminente inizio del mandato presidenziale USA di Donald Trump,
che si insedierà a fine gennaio. Le preannunciate posizioni di Trump, a
cominciare dall'amicizia con Putin e dal sostegno alla Siria di Assad,
determineranno grandi cambiamenti negli equilibri mediorientali. Il carattere
aggressivo della reazione di Benjamin Netanyahu probabilmente fa
affidamento sul possibile appoggio del prossimo presidente americano, come
peraltro si evince indirettamente dalle sue stesse parole. Tuttavia, se è certo
che Trump rafforzerà l'amicizia americana con Israele, non è altrettanto sicuro
che questo atteggiamento si spingerà fino a condividere la desueta e
anacronistica linea politica del Likud al momento al potere nello Stato
Ebraico, considerato anche il carattere molto volubile delle esternazioni del
neopresidente USA. Il Segretario di Stato USA John Kerry in un discorso
dai toni forti tenuto il successivo 28 dicembre, pur confermando
l'amicizia nei confronti di Israele, ha fortemente censurato gli
insediamenti israeliani nei territori occupati precisando che queste
iniziative, alimentando tensioni fra Israele e l'Autorità Palestinese,
ostacolano gravemente il processo di pace in Medio Oriente, che sembra
avere come unico possibile obiettivo finale la costituzione di due Stati
(ovvero quello palestinese accanto a quello israeliano). Roberto Rapaccini