RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

giovedì 24 dicembre 2020

ISRAELE NELL'ATTUALE CRISI MEDIORIENTALE (1-12-2016)

 

Domenica 27 novembre sulle Alture del Golan, al confine con la Siria, c'è stato il primo scontro fra esercito israeliano e combattenti di Daesh; in particolare alcuni terroristi sono stati uccisi dopo aver attaccato una pattuglia di militari. Gerusalemme ha risposto bombardando alcune postazioni dello Stato Islamico, uccidendo i miliziani fondamentalisti. Il raid aereo ha avuto come obiettivo un edificio originariamente appartenente alle Nazioni Unite, ma successivamente passato sotto il controllo di forze jihadiste. L'aggressione ai soldati israeliani probabilmente è stata decisa in autonomia da appartenenti del gruppo 'Shuhada al Yarmouk', che ha giurato fedeltà all'Isis e che opera in una stretta fascia di territorio al confine tra Siria e Israele. Come è noto, Israele si è impossessato nel 1967, al termine della Guerra dei Sei Giorni, delle Alture del Golan, che allora erano in territorio siriano. Nonostante la reciproca ostilità fra Israele e Stato Islamico, il recente scontro del 27 novembre deve essere considerato un caso isolato e non un cambiamento di strategia del sedicente neocaliffato, in quanto sia Israele e sia lo Stato Islamico non hanno mai ritenuto  opportuno aprire un fronte l'uno contro l'altro. Israele inoltre ha sempre accuratamente evitato il proprio coinvolgimento nella guerra siriana: questa opzione presumibilmente ha una duplice motivazione. Innanzitutto il governo di Gerusalemme ha sempre apprezzato i buoni rapporti con l'asse sunnita al fine di controllare la minaccia siriana, conservando tuttavia nello stesso tempo una posizione neutra ed equidistante nella contesa fra sciiti e sunniti. Inoltre Israele, per tenere elevata la sua deterrenza militare nei confronti dei nemici storici, evita iniziative che possano incidere negativamente sulla sua reputazione di rivale temibile, lucido e determinato nel contrastare qualsiasi aggressione alla sua esistenza. Per supportare questa dissuasività strumentale alla propria autodifesa, Israele è sempre rimasto fuori dai conflitti di difficile gestione ed esito incerto (ovvero che esulano dal suo controllo nonostante il proprio potenziale militare), soprattutto se non interessano direttamente l'integrità territoriale. In relazione a quanto premesso ricorrono le condizioni che inducono lo Stato ebraico a rimanere estraneo alle vicende belliche siriane, che tuttavia creano una pericolosa instabilità nella regione mediorientale. Per quanto riguarda il rapporto con i Palestinesi si è recentemente tenuto il Congresso Nazionale di Fatha, il partito che rappresenta la maggioranza del movimento palestinese (l'ultima assise risale al 2014). Al riguardo non è emersa una leadership diversa ed è stato confermato al vertice il plenipotenziario ottantenne Abu Mazen, che cumula su di sé anche le attribuzioni di dirigente dell'Olp e di capo dell'Autorità palestinese. La sua linea è sempre stata finalizzata con scarso successo ad ottenere il riconoscimento dello Stato palestinese da parte delle Nazioni Unite (a seguito di una risoluzione del 2012 la Palestina è "Stato osservatore non membro dell’Onu"); tuttavia Abu Mazen si è in concreto dimostrato incapace di contrastare la politica di 'occupazione' della 'destra' governativa israeliana. In altri termini, le aspirazioni dei palestinesi con molta probabilità continueranno ancora a subire l'immobilismo e la politica sterile e improduttiva dei vertici palestinesi. Roberto Rapaccini