A febbraio di quest'anno (2016) è uscito un saggio sull'Iran molto interessante
per chi segue le vicende di quello Stato: Children of paradise: the
struggle for the soul in Iran, della giornalista ricercatrice, esperta
della realtà iraniana, Laura Secor. Il titolo, Children of Paradise, richiama
alla memoria un noto film francese del 1945, Les enfant du Paradis (Children
of Paradise, in inglese), tradotto malamente in italiano con Amanti
Perduti, un titolo che ha trasformato un magnifico affresco sulla Parigi
della prima metà dell'Ottocento in un romanzo d'amore. Les Enfants du
paradis, che letteralmente significa i ragazzi del paradiso, è
un’espressione gergale che significa quelli del loggione. Il
loggione è la parte più alta del teatro e più lontana dal palcoscenico, dove
perciò sono ubicati i posti più economici; il pubblico del loggione quindi
normalmente è di estrazione popolare. La seconda parte del titolo the
struggle for the soul in Iran ha il chiaro significato di la
lotta per l'anima dell'Iran. Il saggio descrive una Repubblica Islamica
dell'Iran nella quale i cittadini comuni, quelli del loggione, sono
molto attivi, lottano per un cambiamento, e, pur non rinunciando al carattere
confessionale del loro orientamento spirituale che è una connotazione
essenziale e irrinunciabile della comunità a cui appartengono, rivendicano un
ruolo che li renda artefici del proprio destino e titolari di diritti di
libertà e di una piena ed effettiva potestà di elettorato attivo. Nel saggio
l'Iran pertanto non viene descritto come una realtà statica e monolitica, ma
come una nazione animata da fermenti ideologici e politici. Questi
atteggiamenti fattivi e partecipativi differenziano i cittadini iraniani della
repubblica sciita, capaci di esprimere dissenso e spinti alla contestazione da
uno spirito critico e riformista, dai sudditi sunniti delle
monarchie saudite e dei Paesi arabi in generale, che sono del tutto passivi.
In questo modo il regime teocratico al potere in Iran potrebbe collocarsi in
futuro all'interno di una prospettiva moderatamente liberale pur mantenendo il
suo carattere confessionale; la gestione del potere sembra infatti potersi
atteggiare all'interno di una tradizione di tipo quasi illuministico.
Naturalmente non ci può essere compatibilità piena della teocrazia con i valori
dell'Illuminismo, che ha sostituito l'autorità divina con la sovranità
popolare, i doveri religiosi con i diritti naturali. Nella sostanza nel saggio
paradossalmente si ipotizza, con un'espressione che sembra un ossimoro, la
possibilità di una via laica all'Islam. Peraltro quest'aspetto binario, ovvero
questa duplice natura confessionale e laica dell'Iran, è una potenzialità già
contenuta nei caratteri della diarchia attualmente al potere, integrata da un
vertice civile, il presidente Rouhani, e da un capo religioso, l'ayatollah
Khamenei. La scelta confessionale dello Stato iraniano acquista piena
legittimità in quanto in questa aggiornata prospettiva i valori fondamentali
dell'Islam diventano garanti di diritti inalienabili, che si esprimono
innanzitutto nella partecipazione popolare alla vita dello Stato. Naturalmente
influiscono su questa interpretazione che enfatizza l'esistenza di un potere
popolare reattivo e partecipe delle vicende dello Stato il sostrato di valori
occidentali presenti nella cultura iraniana, frutto dei trascorsi storici
anteriori alla Rivoluzione islamica, e che possono farsi risalire soprattutto
ai periodi in cui regnava la famiglia Pahlavi, che, con tutte le patologie e le
degenerazioni del caso, aveva introdotto canoni occidentali nella realtà
persiana. Nel saggio la storia dell'Iran si intreccia con la narrazione delle
relazioni dialettiche e conflittuali fra giornalisti, politici, personalità
varie del dissenso da un lato e il regime al potere, dai tempi dello Scià a
quelli della Rivoluzione del '79, dall'altro. In questa prospettiva
l'Iran contemporaneo, la prima teocrazia rivoluzionaria che ha le potenzialità
di una democrazia confessionale, appare più vicina all'Europa di quanto lo sia
geograficamente. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
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