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PAESI DELLA LEGA ARABA

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La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 30 dicembre 2020

CHILDREN OF PARADISE: THE STRUGGLE FOR THE SOUL OF IRAN DI LAURA SECOR (7-6-2016)


A febbraio di quest'anno (2016) è uscito un saggio sull'Iran molto interessante per chi segue le vicende di quello Stato: Children of paradise: the struggle for the soul in Iran, della giornalista ricercatrice, esperta della realtà iraniana, Laura Secor. Il titolo, Children of Paradise, richiama alla memoria un noto film francese del 1945, Les enfant du Paradis (Children of Paradise, in inglese), tradotto malamente in italiano con Amanti Perduti, un titolo che ha trasformato un magnifico affresco sulla Parigi della prima metà dell'Ottocento in un romanzo d'amore.  Les Enfants du paradis, che letteralmente significa i ragazzi del paradiso, è un’espressione gergale che significa quelli del loggione. Il loggione è la parte più alta del teatro e più lontana dal palcoscenico, dove perciò sono ubicati i posti più economici; il pubblico del loggione quindi normalmente è di estrazione popolare. La seconda parte del titolo the struggle for the soul in Iran ha il chiaro significato di la lotta per l'anima dell'Iran. Il saggio descrive una Repubblica Islamica dell'Iran nella quale i cittadini comuni, quelli del loggione, sono molto attivi, lottano per un cambiamento, e, pur non rinunciando al carattere confessionale del loro orientamento spirituale che è una connotazione essenziale e irrinunciabile della comunità a cui appartengono, rivendicano un ruolo che li renda artefici del proprio destino e titolari di diritti di libertà e di una piena ed effettiva potestà di elettorato attivo. Nel saggio l'Iran pertanto non viene descritto come una realtà statica e monolitica, ma come una nazione animata da fermenti ideologici e politici. Questi atteggiamenti fattivi e partecipativi differenziano i cittadini iraniani della repubblica sciita, capaci di esprimere dissenso e spinti alla contestazione da uno spirito critico e riformista, dai sudditi sunniti delle monarchie saudite e dei Paesi arabi in generale, che sono del tutto passivi.  In questo modo il regime teocratico al potere in Iran potrebbe collocarsi in futuro all'interno di una prospettiva moderatamente liberale pur mantenendo il suo carattere confessionale; la gestione del potere sembra infatti potersi atteggiare all'interno di una tradizione di tipo quasi illuministico. Naturalmente non ci può essere compatibilità piena della teocrazia con i valori dell'Illuminismo, che ha sostituito l'autorità divina con la sovranità popolare, i doveri religiosi con i diritti naturali. Nella sostanza nel saggio paradossalmente si ipotizza, con un'espressione che sembra un ossimoro, la possibilità di una via laica all'Islam. Peraltro quest'aspetto binario, ovvero questa duplice natura confessionale e laica dell'Iran, è una potenzialità già contenuta nei caratteri della diarchia attualmente al potere, integrata da un vertice civile, il presidente Rouhani, e da un capo religioso, l'ayatollah Khamenei. La scelta confessionale dello Stato iraniano acquista piena legittimità in quanto in questa aggiornata prospettiva i valori fondamentali dell'Islam diventano garanti di diritti inalienabili, che si esprimono innanzitutto nella partecipazione popolare alla vita dello Stato. Naturalmente influiscono su questa interpretazione che enfatizza l'esistenza di un potere popolare reattivo e partecipe delle vicende dello Stato il sostrato di valori occidentali presenti nella cultura iraniana, frutto dei trascorsi storici anteriori alla Rivoluzione islamica, e che possono farsi risalire soprattutto ai periodi in cui regnava la famiglia Pahlavi, che, con tutte le patologie e le degenerazioni del caso, aveva introdotto canoni occidentali nella realtà persiana. Nel saggio la storia dell'Iran si intreccia con la narrazione delle relazioni dialettiche e conflittuali fra giornalisti, politici, personalità varie del dissenso da un lato e il regime al potere, dai tempi dello Scià a quelli della Rivoluzione del '79, dall'altro.  In questa prospettiva l'Iran contemporaneo, la prima teocrazia rivoluzionaria che ha le potenzialità di una democrazia confessionale, appare più vicina all'Europa di quanto lo sia geograficamente.  Roberto     Rapaccini