Quando si dice che, nel corso delle turbative collegate alla Primavera araba,
per comunicare ci si è serviti di Internet, si afferma una cosa parzialmente
inesatta. Infatti, allora si fece ampio ricorso al Deep Web - che consente una
navigazione anonima - che è cosa diversa dall'Internet ordinario. In proposito,
è abbastanza diffuso l'erroneo convincimento che attraverso i motori di
ricerca, come Google o Yahoo, siano potenzialmente accessibili tutte le risorse
della Rete. Non è così. Il cosiddetto clear Internet, cioè quella parte del Web
raggiungibile con le normali interrogazioni, riguarda solo il 2/4% della Rete;
tecnicamente si esprime questo concetto dicendo che solo questa scarsa
percentuale della Rete è costituita da siti indicizzati, cioè inseriti nei
database dei motori di ricerca attraverso degli indici di riferimento. Il
restante 96/98% costituisce il cosiddetto Deep Web, cioè un Internet sommerso,
navigabile in forma anonima o con falsa identità, non raggiungibile attraverso
i normali motori di ricerca, esplorabile solo mediante specifiche procedure
tecniche non particolarmente complesse e alla portata di qualsiasi cybernauta
con un minimo di esperienza. Questa parte del Web è un pericoloso territorio
completamente libero da regole; l'anonimato consente infatti di intraprendere
qualsiasi iniziativa senza che le norme giuridiche, ovvero la minaccia di una
sanzione, possa avere una funzione preventiva e di deterrenza da comportamenti
illeciti. Cosi, nell'ambito del Deep Web si trova di tutto. Pagando con
bitcoin, una moneta virtuale che non necessita l'intermediazione di Istituti di
credito, è possibile acquistare, armi, droga, materiale pornografico, o
imbattersi in siti di sette sataniche, o subire la vista di immagini e di video
raccapriccianti. Questi sono gli aspetti negativi della libertà che degenera in
licenza. Da un punto di vista positivo l'anonimato della navigazione ha
consentito ai giovani arabi di postare informazioni su quanto stava avvenendo
nei loro Paesi non correndo il rischio di essere identificati; in questo modo
in occidente è stato possibile conoscere il reale svolgimento degli eventi.
Inoltre i manifestanti hanno potuto comunicare reciprocamente e coordinarsi.
Per questo motivo il Deep Web può essere una preziosa fonte di informazioni,
anche riservate. Ovviamente nel Deep Web è massiccia la presenza delle Forze
dell'Ordine e di agenzie di intelligence, comprese FBI e CIA, che monitorano
quanto avviene, e che, mediante tracce sfuggite alla navigazione anonima,
riescono a compiere in qualche occasione brillanti operazioni di Polizia
identificando i responsabili di fatti criminosi. Di per sé non è vietato
navigare nel Deep Web; solo eventuali specifici comportamenti possono integrare
reati. Tuttavia anche la sola esplorazione di questa porzione di Internet non è
consigliabile. Come si può facilmente immaginare questa parte del Web è
frequentata soprattutto da individui pericolosi: conseguentemente la
navigazione può esporre a rischi, ed è necessaria molta prudenza ed alcune
accortezze per minimizzare il rischio di esporre il proprio pc a virus o a
malware, o per evitare di subire il furto di dati sensibili. Il problema
dell'anonimato nei nuovi mezzi di comunicazione è molto attuale. Sicuramente la
difficoltà ad identificare i responsabili di condotte illecite costituisce per
le forze di polizia un intralcio e uno strumento che può favorire l'impunità.
Tuttavia, come le vicende della Primavera araba hanno dimostrato, l'anonimato
può essere un importante mezzo per superare le limitazioni imposte alla libertà
di comunicazione da regimi totalitari e liberticidi. Roberto Rapaccini