Nel 2012 ho scritto un libro, Paura
dell'Islam[1], che partiva dal seguente
presupposto. Si andava profilando in Occidente, dopo i tragici fatti
dell'11 settembre 2001, un confronto sempre meno pacifico con l'Islam. Il
sottotitolo del libro così precisava i contenuti del saggio "Il
travisamento della cultura islamica nella genesi del terrorismo". L’Islam
non è soltanto una religione, ma rappresenta anche una realtà geopolitica, ed è
erroneamente considerato una monade unitaria. Diversamente l’Islam è un mondo
estremamente composito e disomogeneo, nel quale tra l’altro manca un’autorità
capace di esprimere una posizione ufficiale su ogni specifica questione. In
proposito, la Lega Araba non ha mai avuto la forza per svolgere una leadership.
Dall'11 settembre 2001 si diffuse un senso di paura nei confronti del mondo
islamico, che spingeva a individuare in ogni musulmano un potenziale
terrorista. Ma l’Islam non coincide con una ridotta frangia che pratica il
ricorso alla violenza come strumento di affermazione di una malintesa fede
religiosa. Al contrario esistono tanti Islam analogamente a quello che
avviene nel Cristianesimo, nel quale convivono, ad esempio, cattolici, protestanti,
ortodossi. Mi sembrava inoltre irragionevole che due grandi culture, come
quella musulmana e quella cristiana si fronteggiassero con tanta acredine. Così
ho pensato che alla base di tante incomprensioni ci fossero i danni di una
visione etnocentrica, che spinge ognuno a giudicare le altre culture e ad
interpretarle in base agli unilaterali criteri mutuati dalla propria.
Pensavo, inoltre, che in Occidente ci fosse un difetto di conoscenza che
portava alla facile assimilazione fra islamici in generale e cellule
fondamentaliste. Così l'obiettivo che si proponeva Paura dell'Islam era
strettamente divulgativo; in altri termini era necessario favorire una corretta
conoscenza, almeno degli elementi di base del mondo islamico, propedeutica a
che ognuno potesse maturare posizione libere da preconcetti. In pratica, non
intendevo favorire un giudizio positivo o negativo sul mondo musulmano, ma
semplicemente integrare le premesse affinché detto giudizio fosse informato,
cioè supportato da un'adeguata formazione. Non è raro che le guerre siano
originate da malintesi, contraddizioni, ignoranza. Su YouTube è possibile
vedere un cortometraggio intitolato 2men 1war nel quale
un cristiano ed un musulmano raccontano di essere ora amici e di lavorare
insieme, dopo essersi combattuti su fronti opposti ignari l'uno dell'altro, per
trentatre anni durante la guerra civile libanese[2]. All'inizio del video si legge una frase di
Lao Tsu: knowing others is wisdom; knowing the self is
enlightenment[3]. Le vicende belliche, con le
loro logiche perverse, si impongono sulle coscienze individuali che spesso aspirerebbero
alla solidarietà e alla comprensione reciproca. Oggi purtroppo la situazione a
livello geo-politico è molto cambiata. Già Osama Bin-Laden aveva concepito il
progetto della creazione di un Califfato islamico, ovvero di una vasta area
territoriale nella quale la Sharia si sostituisse a qualsiasi forma di
normazione ordinaria, con conseguente creazione di un ambito territoriale con
caratteri fortemente fondamentalisti e di intolleranza nei confronti delle
altra religioni a cominciare da quelle 'del Libro' (Ebraismo e Cristianesimo)[4]. Nel mondo musulmano fondamentalista infatti
non trova posto il concetto di pluralismo religioso. L'Islam è l'unica
religione. Corollario di questo è la difficile comprensione del termine
'laico', confuso con la nozione di 'ateo', e la difficile percezione della
differenza fra secolare e religioso. Il progetto del Califfato che, fino alla
morte di Bin Laden, sembrava un astratto obiettivo programmatico del
Fondamentalismo islamico, sta avendo un'attuazione pratica con la creazione
dell'Isis e le iniziative del suo leader Abu Bakr Al Baghdadi[5]. Corollario dell'attuazione di questo
progetto è la cacciata e la strage di cristiani, nonché altri gravi atti di
intolleranza e violenza nelle aree assicurate al costituendo Califfato[6]. È naturale che l'Occidente, oltre allo
sdegno per queste violenze, avverta la costituzione del Califfato come un grave
attacco. Tuttavia credo che questa situazione geo-politica non debba
influenzare la convivenza[7] pacifica con le comunità islamiche nei
nostri territori per due motivi: innanzi tutto continuo a credere che le frange
fondamentaliste non rappresentino tutto l'Islam, ma una minoranza che per le
sue eclatanti iniziative è maggiormente oggetto di attenzione da parte dei
media. Inoltre mi sembra totalmente fuori luogo applicare la reciprocità nei
confronti dei fedeli dell'Islam, come purtroppo non pochi, anche a livello
politico, propongono. In altri termini l'intolleranza non giustifica la nostra
intolleranza che sarebbe il ripudio di decenni di cultura, soprattutto
illuministica. Resta il grave problema geo-politico caratterizzato dai gravi
fatti che provengono dall'Iraq e dalle altre aree interessate dal
costituendo Califfato: la questione dovrebbe essere oggetto di una seria ed
imparziale (ovvero non inquinata da particolaristici interessi
politico-economici) considerazione nelle competenti sedi internazionali. Sarebbe
altresì auspicabile che settori moderati dell'Islam prendano le distanze e si
dissocino dal Fondamentalismo. Purtroppo sembra che questa possibilità sia
remota: di fronte alle violenze pseudo - religiose, generalmente la rimanente
parte del mondo islamico, pur non solidarizzando, non prende le adeguate
distanze. Come è stato detto in precedenza, va altresì considerato che l'Islam
a differenza di altre religioni non ha un vertice che possa esprimere una
posizione ufficiale, ad esempio, analogo al magistero cattolico, in quanto,
soprattutto l'Islam sunnita (il 90% circa), ha un carattere orizzontale in
quanto non prevede intermediari fra l'uomo e Dio. Nel quadro attuale tragico e
particolarmente negativo vanno considerati alcuni elementi positivi, ovvero la
dissociazione dell'Islam asiatico dal progetto del Califfato e timidi segni di
solidarietà nei confronti dei cristiani che spontaneamente alcuni ambienti
islamici stanno manifestando[8]. Anche in questo caso non voglio suggerire
una posizione. Spero di aver dato degli elementi di riflessione che possano
frenare irrazionali reazioni istintive. Roberto Rapaccini
[1] Roberto Rapaccini, Paura dell'Islam, Cittadella, Assisi, 2012.
[2] Il link:
https://www.youtube.com/watch?v=Fq0SGkrBYvs
[3] Conoscere gli altri è saggezza;
conoscere sè stessi è illuminazione (ndt)
[4] Vedi voce Califfato,
Enciclopedia Treccani.
[5] Giordano Stabile, Al
Bagdadi da jihadista a califfo, La Stampa, 3/7/2014.
[6] Andrea Milluzzi, Mosul,
Iraq. Cristiani in fuga dalls case contrassegnate, L'Huffington Post,
21/7/2014.
[7] Preferisco i
termini convivenza e rispetto, ai termini tolleranza
e integrazione, che mi sembrano corollari di una visione etnocentrica.
[8] Benedetta Frigerio, Giornalista
musulmana va in onda con la croce al collo contro la persecuzione dei cristiani,
Tempi.it, 30/7/2014.