RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

domenica 15 novembre 2020

IL ‘RISORGIMENTO ISLAMICO’ (19.3.2016)

 L'attualità ci ha abituato a considerare fisiologico il confronto politico con i Paesi islamici. In realtà i miei coetanei sanno che questa situazione ha un'origine recente. Fino agli anni '70 infatti la cultura musulmana era oggetto di attenzione solo per gli studiosi della materia, mentre la maggior parte delle persone, convinta del proprio etnocentrismo, guardava con distacco e con superficiale curiosità ad un mondo caratterizzato da consuetudini così diverse dalle nostre; il loro interesse si concentrava esclusivamente sulle apparenze, sulle sovrastrutture, sugli aspetti esotici. Inoltre gli arabi che allora immigravano nei Paesi europei cerca­vano di integrarsi abbandonando spontaneamente l’abitudine a por­tare indumenti tradizionali, mentre attualmente il ritorno all’uso del niqab, del chador, del burqa e del qamis (la tunica maschile) è diventato un mezzo per manifestare il rifiuto all’omologazione occidentale. L'Islam in quei tempi non aveva una valenza politica; nella Turchia, fin dai tempi di Kemal Ataturk, e nell'Iran, governato dalla famiglia Palhevi, erano in atto processi di modernizzazione e di occidentalizzazione, mentre nei Paesi arabi, a cominciare dall'Egitto di Nasser, si affermava un socialismo di stampo laico. La situazione è cominciata a cambiare nel 1979 con la Rivoluzione Iraniana di Khomeini, che indicava una via musulmana al futuro, che - come è stato autorevolmente osservato (Franco Cardini) - non coincideva con un ritorno al passato, ma al contrario aspirava a costruire "sulla base dell’Islam un domani politicamente, economicamente, finanziariamente, tecnologicamente e scientificamente alternativo".  Da allora per chi come me è cresciuto nel contesto politico della guerra fredda la contrapposizione che si andava delineando fra il mondo islamico fondamentalista e l’Occidente sostituiva il vuoto creato dal crollo dell’Unione Sovietica. Diventavano familiari termini come jihad, sebbene nella erronea traduzione di guerra santa (dal momento che il termine arabo per 'guerra santa'  è  Al Harb al Qdsiyah mentre  jihad significa genericamente massimo sforzo, da identificarsi, secondo l'opinione prevalente fra gli studiosi del Corano, nella lotta interiore e individuale che il fedele sosterrebbe in ogni momento della vita per predisporsi alla comprensione dei misteri divini e per resistere alle pulsioni estranee o contrarie alla morale religiosa, adeguando così la propria condotta ai precetti dei testi sacri). Da allora l'Islam è divenuto una realtà geopolitica contrapposta ad un Occidente agnostico (impropriamente definito cristiano dalla propaganda fondamentalista). I Paesi Islamici uscivano da una pregressa eclisse del sacro. Questo cambiamento epocale, che, malinteso, è stato terreno fertile per la genesi della minaccia fondamentalista e terrorista di matrice islamica, dovrebbe essere occasione per un'autocritica dell'Occidente, per verificare l'esistenza di elementi di una propria responsabilità. Ma la Storia ha bisogno di tempo per riflettere su se stessa. Frettolosamente si dice che in passato i rapporti fra Islam e Occidente sono sempre stati difficili.  Se pure fosse così, non dobbiamo rassegnarci, ma   promuovere una nuova Storia, cosicché nel comune interesse quello che non è stato possa essere. Roberto Rapaccini