RASSEGNA STAMPA S.

RASSEGNA STAMPA S.
Clicca sull'immagine
• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

PAESI DELLA LEGA ARABA

TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 3 novembre 2020

L'INFORMAZIONE TELEVISIVA NEL MONDO ARABO (10-3-2016)

Alla luce delle continue evoluzioni del contesto mediorientale - sempre più il principale fulcro delle vicende geopolitiche - può essere interessante una ricognizione sulle politiche dell'informazione televisiva nel mondo arabo in relazione alle attività di censura che limitano l'espressione del libero pensiero che caratterizzano questi Paesi (e di cui si è già detto a proposito della satira). Già dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale l’attività giornalistica si sviluppò anche nei Paesi arabi; la mancanza di democrazia e il carattere confessionale della maggior parte di quegli Stati impedì tuttavia l’affermarsi di una piena libertà di stampa. In proposito, nel mondo arabo l'informazione è sempre stata non solo filogovernativa, ovvero controllata dai rispettivi regimi, ma anche panaraba, cioè finalizzata a garantire e a sottolineare una omogeneità di vedute fra le nazioni di cultura araba (un'omogeneità più apparente che reale - si dice che gli arabi siano d'accordo solo nel non essere d'accordo). Le divisioni che hanno sempre caratterizzato i rapporti fra queste nazioni infatti sono sempre rimaste in un secondo piano rispetto all'enfatizzazione dei valori comuni dell'Islam. Fino agli accordi di Camp David (1978) il monopolio radiotelevisivo in Medio Oriente era nelle mani dell'Egitto. L'accordo dell'Egitto con Israele e la conseguente rottura con la Lega Araba posero fine a questa egemonia, che venne subito sostituita da quella dei 'media' dell'emergente potenza saudita, caratterizzati da una modesta professionalità e condizionati dal rigore religioso della visione islamica wahabita; questi 'media' tuttavia godevano della grande disponibilità economica che proveniva dal commercio del petrolio. Con la guerra del Golfo (1990/1991) per la prima volta sui canali satellitari delle televisioni arabe comparve un'informazione globalizzata, ovvero quella garantita dalla CNN e dai 'media' americani ed europei. Questo nuovo modo di fare informazione, sebbene sbilanciato verso una prospettiva occidentale, determinò il tramonto dei canali egiziani e sauditi, dei quali furono evidenti i limiti. Il modo di fare giornalismo delle Reti occidentali ispirò la nascita del canale satellitare del Qatar Al Jazeera, che si auto accreditava come la 'voce libera del mondo arabo', e che aveva l'ambizione di applicare all'informazione araba i canoni occidentali, sia dal punto di vista organizzativo ed editoriale, sia nell’impaginazione e presentazione dei servizi, sia nel coinvolgimento di tutte le parti in causa in una questione al fine di realizzare un libero dibattito. L’emittente televisiva Al Jazeera fu voluta, creata e finanziata dall’Emiro sunnita del Qatar Hamad bin Khalifa al Thani con l’intento di modernizzare ed elevare il suo Stato, irrilevante da un punto di vista politico, a principale centro culturale della regione del Golfo. L’emittente fu lanciata nel 1996 in lingua araba, mentre dal 2005 trasmette anche in lingua inglese. L’Arabia Saudita, da sempre ostile ad Al Jazeera, - che, stabilendo un contatto con le masse e dando spazio alle voci 'zittite' dalla censura politica, era giudicata dal resto del mondo arabo pericolosa ed estremista - ha cercato di farle concorrenza strutturando Al Arabiya, una televisione di lingua araba, imitando i format e l’impostazione di Al Jazeera senza tuttavia riscuotere particolare successo. Il Qatar attraverso Al Jazeera ha sostenuto (non solo mediaticamente ma anche finanziariamente) tutte le Primavere arabe (si è mostrata tuttavia prudente nei confronti delle controverse vicende del Bahrein sostenendo la 'normalizzazione' saudita - il Bahrein è infatti un Paese a maggioranza sciita governato da una monarchia sunnita). Con la rivoluzione operata da Al Jazeera il sistema mediatico arabo si è liberato dagli stereotipi, dalle convenzioni e dai localismi, cambiando il ruolo dei giornalisti emancipandoli dalle limitazioni del panarabismo. Naturalmente la libertà dell'emittente non giunge fino alla critica della linea politica e delle vicende personali dell'Emiro del Qatar e della sua famiglia. Ma la libertà nei confronti del potere non è piena, nonostante le apparenze, nemmeno in occidente. In fondo, sarcasticamente, si può osservare che anche lì la piena libertà di informazione di fatto è garantita solo a chi possiede i mezzi di informazione. Roberto Rapaccini