Conformemente
a quanto previsto dalla Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU n. 60/7
del I novembre, domenica 27 gennaio come ogni anno si è celebrata la Giornata
della Memoria, una ricorrenza internazionale per ricordare le vittime
dell’Olocausto. Inevitabilmente negli anni che verranno il ricordo della Shoah
e la sua valenza di monito per l’umanità sono destinati a ridimensionarsi. Tra
qualche tempo probabilmente non sarà più in vita nessun testimone
sopravvissuto agli orrori dello sterminio nazista, e per le prossime
generazioni il genocidio di almeno 6 milioni di ebrei sarà considerato con
distacco, sarà solo il racconto di un capitolo della storia umana, remoto e di
difficile comprensione, confuso e assimilato alla narrazione di tanti altri
accadimenti. Si tratterà di eventi percepiti con l’indifferenza banale con la
quale l’uomo presente declina il passato, considerato irripetibile solo perché
apparentemente estraneo al progresso della modernità, per definizione immune da
errori. Chi sarà animato da curiosità intellettuale potrà conoscere i
particolari della Shoah sfogliando i libri di Storia o effettuando una mirata
ricerca sul Web. Alcuni avranno dubbi su quanto realmente accaduto. Ma sarà
stato veramente così? È possibile? Auschwitz e Birkenau saranno solo nomi
difficili di località straniere famose per qualcosa. Cicerone nel De oratore
diceva che Historia magistra vitae, la Storia è maestra di vita; più
esattamente la frase completa è Historia vero testis temporum, lux veritatis,
vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis, cioè la storia in verità è
testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita,
messaggera dell'antichità. Nei tempi che verranno, con riferimento
all’Olocausto, la Storia rischia pericolosamente di cessare di insegnare
qualcosa. Forse tutto questo sta già avvenendo. Forse stiamo già dimenticando.
Roberto Rapaccini