In
questi giorni mi è tornato in mente un articolo del Guardian di qualche tempo
fa che evidenziava con cinica ma obiettiva schiettezza le difficoltà
dell’Europa di affrontare la crisi legata all’arrivo dei migranti. Se infatti
viene intrapresa una politica che sia morale e privilegi esigenze umanitarie di
solidarietà, ci si scontra con gli egoismi nazionali e con le difficoltà di
ottenere un mandato democratico. Nell’ipotesi simmetricamente opposta invece le
politiche che si strutturano su esigenze ‘difensive’ della comunità ‘autoctona’
europea sono popolari, ma spesso immorali, inaccettabili e pertanto
impraticabili. In altri termini le opzioni politiche in questa materia, prima
di essere tecniche, sono di carattere etico. In questo momento, con
l’insediamento del nuovo Ministro dell’Interno (e con le sue dichiarazioni di
voler intraprendere una linea particolarmente rigorosa) queste considerazioni
hanno una peculiare attualità. In relazione all’attuale quadro normativo
nazionale vigente, non sarà facile andare oltre i buoni risultati conseguiti
dal suo predecessore al dicastero dell’Interno. Il Ministro Minniti in
particolare è stato molto attivo sul piano dei rapporti bilaterali con alcuni
Paesi delle sponde africane del Mediterraneo, ottenendone la collaborazione nel
contrasto dell’immigrazione clandestina. Sul piano normativo il decreto
Minniti-Orlando ha accelerato i procedimenti per il riconoscimento della
protezione internazionale nei confronti dei destinatari di questo beneficio (di
conseguenza anche i casi di esclusione hanno una più sollecita evidenza) e sono
stati rafforzati gli strumenti finalizzati al contrasto dell'immigrazione
illegale. Potranno essere ulteriormente implementate queste misure senza
pregiudizio per coloro che hanno un diritto di protezione (ad esempio, diritto
di asilo) secondo i principi del diritto internazionale? Questa è la reale
preoccupazione di molti. Sul piano europeo si cercherà di rinegoziare la iniqua
distribuzione fra i Paesi Membri degli oneri economici e operativi conseguenti
all’accoglimento di immigrati. Il nuovo Ministro dell’Interno potrà avvalersi
di uno staff di funzionari - soprattutto della carriera prefettizia e della
Polizia di Stato - di riconosciuta oggettiva esperienza e professionalità. Non
è un dettaglio di poco conto. Roberto Rapaccini