I
Cristiani stanno progressivamente riducendo la loro presenza in Medio Oriente,
nonostante le loro profonde radici. Alla fine della Prima Guerra Mondiale essi
erano il 20% della popolazione. Oggi sono soltanto il 4-5%. Le cause di
questa flessione sono i bassi tassi di natalità e l’emigrazione provocata dalle
persecuzioni religiose. La confessione maggiormente diffusa nella regione è
quella dei Cristiani Copti, che in Egitto è il 10% della popolazione. Hanno
scarsissima rilevanza politica e sono stati spesso oggetto di violenze. In Iraq
i Cristiani di confessione caldea prima della caduta di Saddam Hussein erano un
milione e mezzo; oggi sono meno di 500.000. Molti sono fuggiti a seguito dei
disordini che si sono scatenati dopo la morte del dittatore iracheno. In Siria
i cristiani cercano di sopravvivere al conflitto mantenendo una posizione
neutrale pur temendo l’ascesa dei gruppi jihadisti. Le chiese
vengono danneggiate, mentre i fedeli sono destinatari di soprusi e violenze. I
cristiani libanesi sono prevalentemente di confessione maronita che dopo quella
copta è la seconda comunità di Cristiani in Medio Oriente. Statistiche
ufficiose affermano che essi sono circa il 35% della popolazione. Esiste nel
Paese un accordo fra Cristiani, Musulmani Sunniti e Musulmani Sciiti per
un’equa condivisione delle cariche istituzionali. In Giordania il 6% della
popolazione è di professione cattolica e greco ortodossa. Membri della comunità
cristiana siedono in Parlamento e ricoprono cariche istituzionali. In Israele i
Cristiani, soprattutto di etnia araba, sono circa 160.000, ovvero il 2% degli
israeliani. Nella striscia di Gaza i Cristiani, in maggioranza greco-ortodossi,
sono in costante declino da quando Hamas ha preso il potere nel 2007. Roberto Rapaccini