RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

lunedì 30 novembre 2020

COSA PENSANO I MUSULMANI? CHI PUO’ PARLARE PER LORO (2) (23-12-2017)

 

I divergenti punti di vista nella valutazione dell’Islam, soprattutto per quanto riguarda il grado di tolleranza dei fedeli nei confronti di altre realtà religiose o che si evidenziano nelle differenti opinioni sulla sua pericolosità per il possibile ricorso alla violenza come strumento di affermazione e di espansione della fede musulmana, sono la conseguenza non solo di ambiguità contenute nei testi sacri, ma anche della disomogeneità di questa religione. Il suo carattere aggressivo viene enfatizzato nei media occidentali attraverso un ampio ricorso al termine jihad. Jihad correntemente  viene tradotto guerra santa. Jihad in arabo vuol dire sforzo ed è seguito spesso dall’espressione fi sabil Allah, cioè lungo il sentiero di Dio: pertanto, al termine jihad dovrebbe essere attribuito il significato di lotta interiore. L’Islam è spesso considerato una monade dai tratti definiti. Innanzitutto manca un’autorità capace di esprimere una posizione ufficiale su ogni specifica questione. (questa caratteristica riguarda l’Islam di professione sunnita, l’80/90 % circa del mondo musulmano). Nell’Islam  convivono tante confessioni, come avviene nel Cristianesimo. I fatti che hanno dato origine alla scissione fra Sunniti e Sciiti risalgono al periodo di poco posteriore alla morte di Maometto; emerse un contrasto sui criteri per l’individuazione del califfo, ovvero del successore del Profeta, che avrebbe dovuto assumere il ruolo di capo politico e spirituale della comunità musulmana. Per gli Sciiti, poiché Maometto non aveva figli maschi, il primo successore andava individuato in Alì, cugino e genero del Profeta, che sposò la figlia Fatima; in questo modo, la successione si sarebbe attuata all’interno della discendenza del Profeta. Per i Sunniti era invece necessario individuare il califfo mediante un’investitura che sarebbe dovuta provenire dalla comunità dei fedeli, riconosciuta come una vera autorità religiosa. Il principio di autodeterminazione della comunità dei fedeli si fa risalire all’affermazione di Maometto: “La comunità dei credenti non si accorderà mai su un errore”. Attualmente la differenza fondamentale fra queste due principali componenti dell’Islam riguarda l’esistenza e il ruolo della gerarchia religiosa. Il Paese più grande nel quale gli Sciiti sono al potere è l’Iran. La rivoluzione del 1978, che trasformò  la monarchia persiana in una repubblica islamica, fu guidata dalle autorità religiose, fra le quali ebbe particolare rilievo l’ayatollah Khomeini. Gli ayatollah sono le guide spirituali dei fedeli sciiti iraniani: si tratta di un vero e proprio clero. La Repubblica Islamica Iraniana è di fatto una teocrazia. In altri Paesi, come il Bahrain, nonostante la maggioranza della popolazione sia sciita, è al potere la minoranza sunnita.  Per quanto riguarda i fondamenti della fede, fra Sciiti e Sunniti non ci sono rilevanti differenze. La divisione fra Sciiti e Sunniti non è la sola: il mondo musulmano è caratterizzato da molte altre frammentazioni. Nella deriva fondamentalista e antioccidentale di alcuni Stati arabi hanno avuto notevole influsso il movimento wahabita e quello salafita, che promuovono un ritorno all’Islam delle origini. Il termine wahabita deriva da Muhammad bin Abd al-Wahhab, vissuto all’inizio del XVIII secolo, alleato di Muhammad bin Saud, principe di un’oasi della regione del Neged, capostipite della dinastia che nel XX secolo unificherà l’Arabia e che tuttora governa il Paese. Punto fondamentale della dottrina wahabita è l’affermazione del tawhid, ovvero l’assoluta unità di Dio e la lotta con ogni mezzo contro tutte le forme di culto devianti o atipiche. Il buon governo  è adeguamento della prassi politica e giuridica ai fondamentali principi della Sharia, che, con rigore, deve regolare ogni comportamento umano. Per questo la dottrina wahabita manifesta una radicale ostilità nei confronti di quei governi che si allontanano dalla via tracciata dal Corano: non c’è spazio per forme di legittimità democratica di tipo occidentale in quanto l’unica legittimità viene dal letterale rispetto della legge divina. Il wahabismo ha sempre goduto del sostegno finanziario dei potentati sauditi; oltre a quello dei regnanti sauditi,. È contraddittorio  che l’Arabia Saudita,  nonostante sia uno Stato nel quale la dottrina wahabita, contraria alle seduzioni del mondo occidentale, sia particolarmente radicata, abbia sempre mantenuto ottimi rapporti politici e d’affari con gli Stati Uniti. Analoghe posizioni anti-occidentali e di rifiuto di qualsiasi modernità si riscontrano nel movimento salafita. Il salafismo prende il nome dal termine arabo salaf al ṣaliḥīn (i pii antenati) che identifica le prime tre generazioni dei musulmani. Anche il Salafismo è di professione sunnita; il movimento fu fondato dall’egiziano Rashid Rida verso la fine dell’Ottocento. Roberto Rapaccini