Il
network qatariota Al Jazeera ha di recente pubblicato un cortometraggio, How
to be a Palestinian supermom, visibile anche su Youtube (https://youtu.be/T2G8tz0joQY),
che mostra con crudo realismo alcuni aspetti della vita ordinaria nei territori
palestinesi occupati (segnatamente Nabi Saleh, West Bank). In questo periodo
esiste in Israele una frattura fra i rappresentanti dell’etnia ebraica e di
quella palestinese e le rispettive basi popolari: alla rigidità delle
istituzioni governative israeliane (ma anche dei leader palestinesi)
corrispondono numerosi segnali che provengono dalla società civile che
esprimono il desiderio di una normalizzazione della vita quotidiana, che ha
come premessa la pacificazione. Tuttavia il tema del video non è
politico, ma è la de-umanizzazione che si vive in queste
difficili realtà. Con de-umanizzazione si intende l’esclusione
di individui o gruppi dalla società non solo attraverso barriere fisiche ma
anche con strategie psicologiche e sociali di delegittimazione, o con azioni di
propaganda mediatica atte a sminuire e rendere meno umana una persona, cosicché
la violenza su di essa possa essere più facilmente accettata. Vivere nei
territori occupati significa essere continuamente sottoposti a controlli, non
essere in grado di muoversi liberamente nella propria città, mostrare per ogni
spostamento un documento al soldato di turno sperando che non sollevi problemi.
Ancor più difficile - come mostra il video - è essere madre, cioè proteggere i
figli mantenendo integra la propria vocazione islamica e di attivista. Essere
madre nei territori occupati - si comprende dal video - significa spiegare la
vita ai propri figli che hanno avuto amici o familiari picchiati, arrestati o
in qualche caso uccisi dalla violenza etnica. Roberto Rapaccini