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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 18 febbraio 2025

DALLA CONFERENZA DI ISLAMABAD ARRIVA APPELLO AL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE FEMMINILE

La situazione dell'istruzione femminile nei Paesi islamici è estremamente varia, con notevoli differenze tra le nazioni. Negli ultimi decenni si sono registrati progressi significativi nell'accesso delle donne all'istruzione scolastica e universitaria. In alcuni Paesi arabi il numero di donne iscritte all'università ha superato quello degli uomini. Ad esempio, negli Emirati Arabi Uniti, le donne costituiscono il 70% dei laureati, con una forte presenza (56%) nelle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Anche in Giordania, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, le studentesse mostrano un crescente interesse per le materie STEM, superando in alcuni casi i colleghi maschi. Nonostante i progressi, persistono sfide importanti. In alcune regioni il tasso di analfabetismo femminile rimane elevato: in Medio Oriente, ad esempio, circa il 42% delle donne sopra i 15 anni è analfabeta. L'istruzione femminile nei Paesi islamici riflette la condizione generale delle donne: in Tunisia le donne godono di maggiore libertà e diritti e questo ha come corollario una maggiore emancipazione, mentre in altre nazioni le donne affrontano restrizioni significative che si riflettono nell'accesso all'istruzione e nella partecipazione sociale. Nonostante il crescente livello di istruzione la partecipazione femminile al mercato del lavoro rimane bassa in molti Paesi arabi a causa di norme culturali e sociali che scoraggiano l'occupazione femminile. Per affrontare queste sfide Islamabad ha recentemente ospitato (12-13 gennaio) una conferenza internazionale sull'accesso delle donne all'istruzione, organizzata dal governo pakistano in collaborazione con la Lega Musulmana Mondiale e l'Organizzazione della Cooperazione Islamica. Tra i partecipanti sono stati presenti il Segretario Generale della Lega Musulmana Mondiale, il Primo Ministro pakistano e Malala Yousafzai, premio Nobel per la Pace nel 2014. La conferenza ha riunito accademici, attivisti per i diritti umani e rappresentanti governativi di nazioni islamiche. Al termine dell’incontro è stata adottata una Dichiarazione che esorta i governi dei Paesi a maggioranza musulmana a promuovere il diritto all'istruzione femminile. Uno dei punti centrali è la richiesta ai governi musulmani di adottare politiche inclusive, investire in infrastrutture scolastiche e contrastare la discriminazione di genere. Inoltre, si è evidenziata la necessità di fornire incentivi economici alle famiglie affinché le bambine possano completare il loro percorso scolastico. In diverse nazioni islamiche le disparità di genere nell'istruzione persistono a causa di povertà, matrimoni precoci e resistenze culturali. L'organizzazione di questa conferenza è stata interpretata anche come una iniziativa strategica del Pakistan nei confronti dell’Afghanistan, dove il regime talebano ha imposto divieti e ostacoli all'istruzione femminile. Nella sostanza è stato lanciato un segnale all'emirato islamico afghano, esortandolo a riconsiderare le sue politiche restrittive e ad allinearsi agli standard internazionali sui diritti umani. Per questo risvolto politico alcuni esponenti talebani hanno definito il convegno un'interferenza negli affari interni afghani. Alcuni esperti ritengono che la Dichiarazione adottata possa rappresentare un primo passo verso una maggiore pressione sull'Afghanistan affinché riveda le sue politiche restrittive. La conferenza ha ricevuto il plauso di diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, che hanno sottolineato l'importanza del dialogo e dell'impegno per migliorare l'accesso all'istruzione femminile nei Paesi musulmani. La Dichiarazione di Islamabad rappresenta un punto di partenza, ma la sua efficacia dipenderà dalla volontà dei governi nel tradurre le raccomandazioni in azioni ed iniziative politiche di implementarne i propositi. Se i Paesi che hanno sottoscritto la Dichiarazione adotteranno misure concrete, come investimenti nell'istruzione, riforme legislative e incentivi economici per le famiglie, allora si potranno ottenere progressi reali. Tuttavia, in contesti come l'Afghanistan, dove il regime talebano ha dimostrato rigidità sulle politiche educative, la pressione diplomatica e internazionale sarà determinante per ottenere risultati tangibili. In definitiva, la conferenza ha posto un'importante base per il dibattito sull'istruzione femminile nei Paesi musulmani, ma la sua efficacia si misurerà nel lungo periodo, in base alle azioni concrete che seguiranno le dichiarazioni di intenti. RR