In
questo momento la Turchia è destinataria di un duplice attacco terroristico,
sia da parte dello Stato Islamico, sia da parte del PKK, che si avvale
anche di azioni suicide e che si è concretizzato in una serie di
gravissimi e cruenti fatti criminosi. Nello stesso tempo cresce il dissenso
interno nei confronti di Erdogan che è dovuto ricorrere a provvedimenti
repressivi anche nei confronti della stampa, e che per mantenere il controllo
dello Stato ha adottato misure che incidono sulla democrazia e sulla sicurezza.
Questa situazione, che ha gravi ricadute sulla vita politica e sociale del
Paese, è indicativa di una condizione di crisi del governo che sta lentamente
ma progressivamente perdendo il pieno controllo. Il PKK, che da tre decenni
combatte con ogni mezzo per l'autonomia curda, anche in assenza di specifiche
rivendicazioni viene individuato come il primo responsabile dei fatti criminosi
eversivi, che minano - dice il presidente Erdogan - l'integrità, l'unità e la
solidarietà del Paese, senza tuttavia incidere sulla sua determinazione nella
lotta al terrorismo. Nonostante queste difficoltà interne la Turchia con il suo
impegno internazionale nei fronti che si oppongono rispettivamente al governo
di Assad in Siria, e allo Stato Islamico, ha l'ambizione di affermarsi come la
maggiore potenza regionale nell'area medio orientale, contrastando l'egemonia
delle monarchie sunnite. Inoltre, il governo di Ankara sta esercitando
pressioni sull'Unione Europea sostenendo di essere l'unica barriera che può
contrastare i migranti provenienti dal teatro bellico siro-iracheno: oltre alla
richiesta di fondi, Ankara sollecita la ripresa dei negoziati sulla sua
adesione all’Unione e la stipula di modalità di soppressione dell’obbligo
di visto per accedere allo spazio Schengen. L'istanza turca di rilanciare i
negoziati con Bruxelles non sembra avere prospettive positive, perché la
Turchia, soprattutto in relazione all'attuale svolta repressiva del dissenso
interno e alla scarsa tutela dei diritti di libertà dei propri cittadini, non
soddisfa attualmente i criteri per l’adesione. La scarsa esperienza della
Turchia in materia di politiche di asilo e di flussi migratori alimenta qualche
dubbio sugli eventuali risultati concreti a lungo termine di un accordo fra Unione
Europea e Turchia per limitare gli arrivi di migranti attraverso la rotta
balcanica: speriamo che ad un'eventuale incapacità della Turchia di fermare i
profughi provenienti dalle aree siriana e irachena diretti in Europa, i Paesi
dell'Unione non si trovino a dover accogliere anche i profughi turchi e curdi
che fuggono dalle conseguenze repressive di una più spinta futura eventuale
deriva autoritaria del governo turco. Roberto Rapaccini