Agli inizi di
questo secondo millennio, in relazione alle crescenti conflittualità fra la
civiltà occidentale e il mondo musulmano e alle derive violente di movimenti
sunniti ultraconservatori, si è fatto ricorso a neologismi come ‘fascismo
islamico’, ‘islamofascismo’, o espressioni simili. Questa locuzione in maniera
minoritaria è utilizzata anche da chi, sottolineando il carattere ideologico della
religione musulmana, sostiene che non esiste un Islam moderato [1]. La
locuzione di per sé non significa nulla se non viene precisata e
circostanziata. Già il termine fascismo è ambiguo: tecnicamente dovrebbe essere
riferito solo al movimento - poi divenuto partito nel 1921 – che, preso il
potere in Italia, instaurò un regime autoritario che dal 1922 si protrasse fino
al 1943. In maniera convenzionalmente non pacifica l’attributo è stato esteso a
qualsiasi dittatura di destra; con modalità analogamente controverse
l’aggettivo è usato anche per definire una concezione dei rapporti umani basata
sulla prevaricazione e sul ricorso alla forza. Similmente, il termine ‘fascismo
islamico’ ha una duplice valenza: può riferirsi all’estremismo islamico quando
assume tratti autoritari, intolleranti, o antisemiti, o, in maniera meno banale
e sicuramente più interessante, si usa per definire i rapporti tra il regime
fascista e il mondo islamico. È noto che Mussolini ricevette nel 1937 la ‘spada
dell’Islam’, arma bianca riccamente decorata donata da un capo berbero al Duce
in quanto ritenuto protettore dell’Islam. Considerato che Mussolini fu
sempre attento a mantenere l’appoggio dei fedeli cattolici, la sua volontà di
accreditarsi come leader politico occidentale rispettoso delle
istanze del mondo islamico probabilmente deve considerarsi motivata solo da
opportunismi strategici e geopolitici, ovvero dallo scopo di facilitare il
perseguimento pacifico di interessi coloniali senza apparire ‘imperialista’. La
propaganda di regime era in sintonia con questo intento: cercò infatti di
motivare con fini umanitari la guerra in Etiopia, giustificata come operazione
di liberazione dei musulmani dalle vessazioni del governo del Negus.
Analogamente e coerentemente con questo intento il Fascismo in Libia costruì e
restaurò moschee e inaugurò scuole di cultura islamica. In sintesi la
propaganda cercava di trasmettere l’idea che il Fascismo stesse perseguendo una
missione civilizzatrice, sperando di fare dei musulmani dei bravi sudditi coloniali
devoti al loro capo. Le relazioni fra Islam e Occidente, nonostante la
particolare attualità, hanno radici remote nel tempo, e si sono sviluppate
dialetticamente per tutto il secolo scorso. Il loro approfondimento può
sicuramente contribuire alla comprensione del presente. Roberto Rapaccini
[1] In proposito, il politologo egiziano ha affermato: “L’islam moderato non esiste. Dai tempi di Maometto l’islamista aspira alla teocrazia, lo Stato con Dio come sovrano. Dobbiamo vigilare affinché la cultura islamo-fascista non pervada la società europea” (da L’Espresso, ‘."La radice dell'Islam è fascista e i moderati musulmani non esistono’, 16.1.2015