RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 14 gennaio 2025

L'IPOTESI DELLO SCAMBIO E' PLAUSIBILE MA LE ISTITUZIONI NON CONFERMANO (Gennaio 2025)

L’idea di un collegamento tra il rilascio di Mohammad Abedini e quello di Cecilia Sala è plausibile, anche se manca qualsiasi conferma istituzionale. Le due vicende sono infatti trattate attraverso distinti e autonomi comunicati ufficiali. Tuttavia, alcuni elementi suggeriscono una connessione temporale e diplomatica, che potrebbe implicare uno scambio tacito. Infatti, la scarcerazione di Abedini è avvenuta dopo il rilascio di Cecilia Sala, arrestata in Iran pochi giorni dopo l’inizio della detenzione di Abedini a Milano. Inoltre, la visita della premier Giorgia Meloni negli Stati Uniti, avvenuta prima della liberazione di Sala, potrebbe aver incluso discussioni su una strategia comune per gestire entrambe le situazioni. La priorità del governo italiano nella questione era quella di garantire il rilascio della giornalista senza tuttavia compromettere i rapporti né con gli Stati Uniti né con l’Iran, quest’ultimo considerato un partner commerciale strategico, specialmente nei settori dell’energia e del commercio. Gli Stati Uniti avevano un forte interesse a ottenere l’estradizione di Abedini. La vicenda si intreccia con il più ampio contrasto tra Washington e Teheran sull’uso di droni e tecnologie ‘dual-use’, utilizzabili sia in ambito civile che militare. Gli Stati Uniti avrebbero probabilmente mantenuto pressione sull’Italia, alleata Nato, per ottenere l’estradizione di Abedini e, al tempo stesso, per rafforzare la politica di isolare sempre più l’Iran. In corso di trattative potrebbero aver accettato di non insistere sul trasferimento negli Usa di Abedini in cambio di un segnale positivo dall’Iran, come il rilascio di Sala. L’Iran aveva un chiaro interesse al rilascio di Abedini. L’arresto di Cecilia Sala a Teheran, quindi, potrebbe essere stato un mezzo per l’avvio di una trattativa mirata a ottenere la liberazione dell’ingegnere iraniano. A supporto di questa tesi, il carattere vago delle accuse rivolte alla giornalista confermano la loro natura pretestuosa e quindi strumentale. La retorica ufficiale dell’Iran ha però escluso qualsiasi collegamento tra i due casi, definendo l’arresto di Abedini come un semplice “equivoco” risolto. Questa dichiarazione suggerisce la scelta di evidenziare che ci sia stata una soluzione diplomatica della questione piuttosto che l’intervento di una decisione giudiziaria basata esclusivamente su motivi tecnici. In Italia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha invece bloccato l’estradizione di Abedini per ragioni legali, una scelta che appare politicamente più conveniente. Mentre l’Italia, utilizzando la questione di Abedini come leva, ha negoziato con l’Iran per ottenere il rilascio di Sala, gli Stati Uniti, coinvolti nella trattativa, avrebbero garantito il proprio assenso, assicurandosi al contempo che la mancata estradizione non fosse percepita come una sconfitta diplomatica. L’Iran, infine, avrebbe accettato di liberare Sala per chiudere favorevolmente la questione di Abedini. Come già detto in precedenza, sebbene non vi siano prove pubbliche di un accordo ufficiale che colleghi i due casi, il tempismo e il contesto suggeriscono che entrambe le vicende siano parte di una strategia negoziale comune, gestita in modo discreto attraverso canali diplomatici e di intelligence. È probabile che i governi coinvolti abbiano mantenuto una narrazione pubblica separata per evitare che la trattativa fosse interpretata come un baratto diretto. In conclusione, la posizione di ciascun Paese è stata orientata al raggiungimento dei propri interessi strategici, con l’Italia che ha svolto un ruolo centrale nella mediazione tra Stati Uniti e Iran. La trattativa, seppur non dichiarata, ha consentito di risolvere due casi complessi senza innescare un’escalation diplomatica. La mancanza di trasparenza in vicende di questo tipo è una prassi consolidata per tutelare le dinamiche politiche e preservare l’apparenza di legalità. In ultimo la rapidità della decisione politica ha evitato che un’eventuale pronuncia giudiziaria, confermando la detenzione di Abedini, potesse incidere di fatto sull’attuazione dell’accordo. La rapidità della vicenda ha smentito la nota frase di uno scrittore francese che diceva che ‘…la diplomazia è la via più lunga tra due punti’.