PRIME
RIFLESSIONI SULL’ATTENTATO DI NEW ORLEANS
Com’è noto,
nelle prime ore del nuovo anno nel quartiere turistico di New Orleans almeno
quindici persone sono state uccise e più di trenta ferite da un veicolo, con
all’interno una bandiera dello Stato Islamico, lanciato contro un assembramento
di persone. La tragica vicenda solleva numerose questioni correlate alla
sicurezza pubblica, alla prevenzione del terrorismo, alla salute mentale. L’uso
di un veicolo per travolgere la folla con l’impiego di armi da fuoco e
ordigni esplosivi - le esplosioni attirano attenzione, confondono i
soccorritori e prolungano l'effetto psicologico del terrore - sono le modalità
di una strategia pianificata per massimizzare vittime e caos. Questo modus
operandi viene ordinariamente associato a gruppi terroristici di
matrice fondamentalista come lo Stato Islamico che,
pubblicizzando le proprie iniziative attraverso la propaganda online e
i social media, sono fonte di ispirazione per altri gruppi
criminali e, come probabilmente in questo caso, per lupi solitari,
ovvero per individui che agiscono autonomamente, ispirati da un’ideologia
senza necessariamente appartenere a una rete terroristica organizzata. La
facilità con cui queste idee possono circolare e raggiungere persone in tutto
il mondo rende difficile prevenire atti di questo tipo. La propaganda dell’Isis
e di altri gruppi fondamentalisti di matrice islamista mediante social
media si rivolge a soggetti vulnerabili per diffondere messaggi che
attraggono individui con profili psicologici simili a quello di Jabbar, per
finalizzare il loro disagio con atti di violenza. Come detto in un precedente
articolo di Dentro la notizia, questo fenomeno è stato
definito islamizzazione del radicalismo. I video postati
sui social media poco prima dell’attacco e le sue modalità,
come detto, suggeriscono una connessione ideologica dell’autore con l’Isis,
anche se probabilmente non c’è stato un diretto coinvolgimento operativo.
L’influenza della propaganda online impone alle piattaforme
digitali un’intensificazione degli sforzi per rimuovere contenuti estremisti e
una maggiore collaborazione con le autorità per identificare utenti pericolosi.
L’attacco lascia ferite profonde, non solo nelle vittime dirette ma anche nella
comunità americana. Colpire un luogo simbolico e affollato come Bourbon Street
mina il senso di sicurezza e rischia di alimentare il panico. Inoltre, gli
attacchi di matrice ideologica possono esacerbare tensioni etniche e religiose,
generando pregiudizi o alimentando la retorica di esclusione. La comunità di
New Orleans, nota per la sua vitalità e diversità, dovrà affrontare un
difficile processo per tornare alla normalità. Supporto psicologico, memoriali
e iniziative di coesione saranno fondamentali. Nella personalità
dell’attentatore Shamsud-Din Jabbar confluiscono un complesso di elementi che
sono il prodotto di esperienze passate intense e, forse, di un
presente segnato da conflitti e lacerazioni interiori. Jabbar infatti
aveva prestato servizio per molti anni nell’esercito americano, incluso un
periodo trascorso in Afghanistan. Quest’ultima esperienza potrebbe averlo
esposto a traumi psicologici, a lesioni emotive profonde e ad una visione
distorta della violenza come strumento legittimo per affrontare conflitti. Dopo
il congedo dall’esercito Jabbar ha lavorato nel settore immobiliare con
probabili difficoltà di adattamento alla vita civile. Il difficile passaggio da
una esistenza ricca di scopo e azione, come quella militare, a una routine ordinaria,
priva dello stesso livello di significato, insieme al senso di isolamento, alla
perdita di scopo e alle difficoltà emotive comuni tra i veterani, probabilmente
ha lasciato una traccia condizionante nella sua personalità. Questo aspetto
dell’atto criminale sottolinea il carattere indispensabile di un miglioramento
del sostegno psicologico e sociale per i veterani, che spesso sono segnati
da traumi invisibili. Programmi di reinserimento realmente efficaci
possono ridurre il rischio di queste e analoghe fatali derive psicologiche.
Inoltre, le forze dell’ordine e i servizi di soccorso devono essere sempre più
preparati a rispondere a situazioni complesse e imprevedibili. Le autorità
locali e federali hanno reagito rapidamente all’attacco, ma l’evento evidenzia
alcune lacune strutturali. Nonostante le attività online di
Jabbar, non è stato possibile prevenire l’attacco. Ciò sottolinea la necessità
di strumenti più avanzati per monitorare e intervenire su potenziali minacce.
La rapida neutralizzazione di Jabbar ha impedito ulteriori vittime, ma la
presenza di ordigni esplosivi non detonati dimostra quanto sarebbe potuto
essere più devastante l’evento. Dato che l’ideologia di riferimento è
transnazionale, è sicuramente essenziale rafforzare la cooperazione per
contrastare il terrorismo globalizzato.
Roberto
Rapaccini